Data e luogo di nascita |
10 luglio 1817, Marradi (FI) |
Data e luogo di morte |
29 giugno 1885, Firenze |
Collegio |
Orvieto (per la XII e XIII legislatura) |
Legislature |
VIII (1861-1865) Regno d’Italia
IX (1865-1867) Regno d’Italia
X (1867-1870) Regno d’Italia
XI (1870-1874)Regno d’Italia
XII (1874-1876) Regno d’Italia
XIII (1876-1880) Regno d’Italia |
Partito |
Destra storica |
Biografia |
Figlio di uno scrivano e di una filatora, Celestino Bianchi venne mandato nel 1833 a Firenze presso gli scolopi, dove apprese le scienze e le Belle lettere, grazie al suo maestro e mentore padre Giovanni Inghirami. Una volta diplomato, visti i problemi economici, cominciò a dare lezioni private fino a quando non ottenne la cattedra di storia e geografia nell’Istituto femminile della SS. Annunziata di Firenze.
Gli avvenimenti del triennio 1847-1849 lo portarono ad avvicinarsi al mondo della politica. Scrisse per un periodo nel giornale “La Patria” del gruppo moderato vicino a Bettino Ricasoli e ne fu prima il segretario di redazione, poi il responsabile. Nel 1848 fondò “Il Nazionale”, dove espose nei suoi articoli la propria vicinanza alla politica savoiarda. Terminata l’ondata rivoluzionaria, il restaurato governo toscano gli fece chiudere il giornale e lo mise sotto controllo poliziesco. Allo stesso tempo perse il lavoro come insegnante. Bianchi si riprese in fretta e si mise a dirigere una tipografia, finanziata da Filippo Antonio Gualterio, assieme al fratello. Nel mentre continuò a scrivere per alcune testate letterarie come “Il Genio”, “La Polimazia di famiglia” ed altri ancora. Nel 1858 riuscì a fondare “Lo Spettatore”, il quale divenne uno dei migliori giornali letterari toscani, grazie anche alla collaborazione di nomi importanti come quello di Ruggero Bonghi.
Dopo la fuga del granduca nel 1859, Bianchi fu nominato segretario del governo provvisorio toscano. Tale nomina gli permise di iniziare una stretta collaborazione con Ricasoli, al quale rimase legato da una profonda ammirazione per tutta la vita.
Dopo l’annessione della Toscana al Regno d’Italia, fu eletto deputato nelle prime quattro legislature nei collegi di Fiorenzuola e Volterra. Riuscì ad essere rieletto nel 1874 nelle suppletive tenutesi nel mese marzo nel collegio di Orvieto, dove ebbe la meglio con 264 voti su Niccolò Ferraciù. Vista la fiducia datagli dagli elettori orvietani, decise di ricandidarsi anche nel 1876, battendo di nuovo Ferraciù. Sempre fedele alla Destra toscana, durante gli anni alla camera ricoprì la carica di segretario generale del ministero dell’Interno durante i dicasteri dell’amico Ricasoli (1861 e 1866) e per difenderlo subì svariati attacchi, anche diffamatori.
Sebbene fosse impegnato con l’attività parlamentare, Bianchi continuò a scrivere: dal 1860 fu collaboratore de “La Nazione” e dal 1872 ne divenne il direttore, rimanendo in tale carica fino alla morte. Pubblicò, inoltre, numerose opere storiche e letterarie, senza tralasciare i lavori scientifici fatti in gioventù, quando collaborò con la casa editrice Le Monnier per la pubblicazione delle opere di Galileo. |
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Scheda parlamentare |
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Professione |
Laurea in Lettere e filosofia, Laurea in Scienze fisiche e matematiche; Pubblicista / Giornalista |
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Opere |
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C. BIANCHI, Mentana. Narrazione storica, C. Barbini, Milano 1863
ID., Manuale di storia moderna, G. Barbèra, Firenze 1869
ID., I martiri d’Aspromonte. Cenni storici, C. Barbini, Milano 1871 |
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Bibliografia |
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F. DELLA PERUTA, Il giornalismo del Risorgimento. Dal 1847 all’Unità, Angeli, Milano 2014
A. GALANTE GARRONE e F. DELLA PERUTA, La stampa italiana del Risorgimento, in V. CASTRONOVO e N. TRANFAGLIA, Storia della stampa italiana, Laterza, Roma-Bari 1979
M. ROSI, Dizionario del Risorgimento. Dalle origini a Roma capitale. Fatti e persone, Vallardi, Milano 1931-1937
A. SALVESTRINI, I moderati toscani e la classe dirigente italiana, Olschki, Firenze 1965
G. SPADOLINI, Firenze capitale, Le Monnier, Firenze 1967 |
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Risorse web |
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Archivio storico |
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