Data e luogo di nascita |
3 settembre 1895, Roma |
Data e luogo di morte |
9 gennaio 1959 Roma |
Collegio |
Unico Lazio-Umbria |
Legislature |
XXVI 1921-1924 Regno d’Italia
XXVII 1924-1929 Regno d’Italia
XXVIII 1929-1934 Regno d’Italia
XXIX 1934-1939 Regno d’Italia
XXX 1939-1943 Regno d’Italia |
Partito |
Partito nazionale fascista |
Biografia |
Nato a Roma nel 1895 da una famiglia con una salda tradizione politica (il padre Luigi era un repubblicano, mentre lo zio Alfredo, trasferitosi a Parma, frequentava i socialisti e i sindacalisti rivoluzionari tra cui un giovane Benito Mussolini), Giuseppe Bottai conseguì la maturità classica presso il Liceo Tasso e si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza. Interruppe gli studi per poter partire volontario, come soldato semplice, allo scoppio della Prima guerra mondiale. In poco tempo divenne ufficiale negli arditi e venne ferito in battaglia, cosa che gli fece conferire una medaglia di bronzo al valore militare.
Tornato a Roma dopo la fine del conflitto, nel 1919 Bottai, che comunque era già attivo nel movimento futurista, collaborò alla fondazione del Fascio di combattimento di Roma e ne divenne, con Ulisse Igliori e Gino Calza-Bini, uno dei capi. Nel 1921 conseguì la laurea in giurisprudenza presso La Sapienza e nel contempo venne chiamato come direttore della redazione capitolina de “Il Popolo d’Italia”. Sempre nel 1921 fu eletto per la prima volta come deputato nei collegi elettorali laziali tra le file del Partito nazionale fascista alla Camera dei Deputati, venne nominato segretario del gruppo parlamentare e poi membro della commissione esteri (grazie alla quale fece un lungo viaggio negli Stati Uniti), ma nemmeno un anno più tardi il suo mandato venne dichiarato nullo dalla Giunta delle elezioni a causa della troppo giovane età. In questo periodo Bottai intensificò la sua attività giornalistica, andando a dirigere il settimanale dei fasci laziali “La Patria” e collaborando con la rivista mussoliniana “Gerarchia” (è annoverato anche tra i fondatori della sezione romana del Sindacato nazionale fascista dei giornalisti), e si dedicò alla vita politica molto alacremente: nell’agosto del 1922 venne nominato ispettore generale di zona per le Marche e gli Abruzzi e partecipò in qualità di comandante del suddetto territorio alla marcia su Roma. L’anno successivo fondò il periodico quindicinale “Critica fascista” e nel 1924 si candidò di nuovo alle elezioni politiche, nelle quali riuscì ad ottenere un seggio nel collegio unico Lazio-Umbria. Sedette ininterrottamente tra i banchi del Parlamento fino al 1943 e ricoprì svariate cariche governative. Nel 1926 venne chiamato come sottosegretario al ministero delle Corporazioni per poi assumerne la titolarità a partire dal 1929, quando Mussolini lasciò la carica ad interim, e mantenne la nomina fino al 1932. Durante questo periodo si occupò della Carta del Lavoro, emanata nell’aprile del 1927, dove venivano poste le basi per le riforme sociale che verranno poi realizzate dal regime fascista come gli istituti previdenziali a tutela dei lavoratori, le ferie pagate, le otto ore lavorative, le indennità di disoccupazione etc. e ricevette la cattedra di Diritto corporativo presso l’ateneo La Sapienza di Roma.
Nel 1932 Mussolini lo allontanò dalla carica di ministro e assunse la presidenza dell’Istituto nazionale fascista per la previdenza sociale, dove portò avanti lo sviluppo delle assicurazioni operaie e perfezionò la costruzione dei sanatori antitubercolari. Si recò svariate volte in Germania dove partecipò anche al congresso annuale delle “camice brune” a Norimberga (1933) e venne nominato nel novembre 1934 preside della facoltà di Giurisprudenza di Pisa.
A partire dal gennaio 1935 ricevette l’incarico di governatore di Roma. Durante il suo mandato si occupò di molte opere pubbliche come il ripristino del tempio di Venere, la sistemazione del parco di Traiano e l’inizio della costruzione dell’acquedotto del Peschiera, anche se si diceva che Bottai fosse più attratto dagli intrighi politici che dagli interessi della città capitolina, visto che vennero segnalate spesso deficienze in campo annonario, del controllo dell’igiene, dei trasporti per citarne alcune.
Durante questo periodo, inoltre, partì volontario per nove mesi in Etiopia, come maggiore alla testa di un battaglione di mitraglieri. Ricevette la medaglia d’argento al valore militare e fu nominato primo governatore di Addis Abeba, come simbolo dell’unione ideale tra la capitale del Regno e quella dell’impero.
Tornato in Italia nel novembre 1936 sostituì De Vecchi al ministero dell’Educazione nazionale, incarico che lascerà nel febbraio 1943.
Durante il suo mandato venne approvata una riforma scolastica (la “Carta della scuola”), dove si stabilirono i principi, i fini e i metodi per la realizzazione integrale dello stato fascista. Il problema che si pose Bottai fu quello di creare una scuola organicamente collegata con il sistema corporativo e di conseguire un duplice risultato politico: garantirsi il consenso di massa necessario e dislocare gli alunni nelle direzioni consone alla loro situazione sociale e alle esigenze economiche e politiche del regime mussoliniano. La “Carta”, attraverso le sue 19 “dichiarazioni”, stabiliva ordinamenti, insegnamenti e orari che andavano dalla scuola materna al sistema universitario. Inoltre, affiancati alla scuola, Bottai creò la Gil (Gioventù italiana del Littorio) e i Guf (Gruppi universitari fascisti), obbligando i giovani «cittadini dalla prima età ai ventun’anni» alla frequenza di queste associazioni. Vennero costituite, accanto alla media unica, la scuola artigiana (concepita per le campagne e i piccoli centri) e quella professionale (per le grandi città): queste avrebbero permesso ai più capaci l’accesso ai collegi fascisti. La “Carta Bottai”, infine, teneva conto delle nuove realtà sociali. In particolare programmava l’introduzione nella scuola degli strumenti di comunicazione di massa come la radio. La riforma non fu attuata a causa dello scoppio del secondo conflitto mondiale; l’unica disposizione adottata fu la scuola media unica istituita nel 1940.
Il 24 luglio 1943 aderì all’Ordine del giorno Grandi, che mise in minoranza Mussolini. Dopo la destituzione del duce Bottai fu costretto a vivere qualche mese nascosto in un convento a Roma. Visto il suo “tradimento” venne condannato a morte in contumacia nel 1944 durante il Processo di Verona dal tribunale della neocostituita Repubblica sociale italiana. Si arruolò con il consenso delle autorità politiche francesi, con lo pseudonimo Andrea Battaglia, nella Legione straniera e combatté contro i tedeschi dallo sbarco in Provenza fino ad arrivare in Germania. Rimarrà nella legione fino al 1948, quando venne congedato come sergente. Dopo l’amnistia Togliatti, la condanna all’ergastolo per le imputazioni post belliche connesse alla partecipazione avuta nella costituzione del regime fascista cadde e nel 1951 tornò in Italia. Fondò nel 1953 la rivista “ABC” di cui fu il direttore fino alla morte, avvenuta a Roma nel gennaio 1959. |
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Scheda parlamentare |
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Professione |
Laurea in Scienze politiche e sociali; Docente universitario, Pubblicista / Giornalista |
Commemorazioni |
Il Messaggero, 10 gennaio 1959 |
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Documenti video |
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Opere |
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G. BOTTAI, Scritti, Cappelli, Bologna 1965
ID., Diario 1935-1944, BUR Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 2001
ID., Diario 1944-1948, BUR Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 2001 |
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Risorse web |
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