Data e luogo di nascita |
28 aprile 1880, Palazzo San Gervasio (PZ) |
Data e luogo di morte |
14 settembre 1937, Buenos Aires |
Collegio |
Perugia |
Legislature |
XXV (1919-1921) Regno d’Italia |
Partito |
Partito socialista italiano |
Biografia |
Nato a Palazzo San Gervasio, paesino in provincia di Potenza, da una famiglia di piccoli proprietari terrieri, da giovanissimo si iscrisse al Psi lucano. Preso dall’attività politica nel territorio della Basilicata e della Puglia, non prese mai il diploma in studi secondari ad indirizzo tecnico. Cominciò, tuttavia, a scrivere articoli per il giornale “Propaganda” di Napoli. Fu, inoltre, eletto nel comitato interregionale del partito e si dedicò all’organizzazione delle leghe di resistenza bracciantili in Puglia e nella zona orientale della Basilicata. Dopo aver cambiato legalmente il suo cognome in Ciccotti Scozzese (nonostante nei suoi articoli si firmò sempre con il nome di battesimo) con una sentenza del Tribunale di Melfi datata 2 luglio 1900, nel 1901 fu mandato ad Orvieto per assumere la segreteria della Federazione locale e per dirigere l’organo di stampa l’ “Unione Popolare”. La sua attività nel territorio umbro fu molto prolifica: creò nuovi circoli e leghe e promosse molti scioperi dei mezzadri, tra cui quelli a Ficulle ed Allerona del 1902. In seguito fu trasferito a Livorno per gestire la Camera del Lavoro locale (marzo-aprile 1903) e a Trieste, dove diresse l’organo ufficiale dei socialisti triestini, ovvero “Il Lavoratore”. Nella città friulana partecipò anche al convegno sull’irredentismo, tenutosi nel maggio 1905. Tale esperienza gli permise di acquisire una preparazione sulle questioni internazionali, che mise in atto in alcuni articoli scritti nel “Divenire sociale” tra il 1905 e il 1907. Dopo una breve permanenza a Venezia, in cui fece il direttore del quotidiano “Il Giornaletto”, si trasferì a Roma per collaborare, finalmente, con l’organo di stampa ufficiale del partito, “L’Avanti!” ed altre testate di prestigio come “Rivista d’Italia”, “Nuova antologia” e “Il Viandante”.
Nel 1908 Ciccotti, in rotta con il direttore de “L’Avanti”, andò a Perugia a dirigere il giornale della Federazione provinciale socialista, “La Battaglia”, dove scrisse molti pezzi contro le organizzazioni cattoliche dei contadini. La sua fama come giornalista ormai era grande. Tornò a Roma alla fine del 1909 e fondò “Liberissima”, testata, fino al 1910 trimestrale e poi divenuta settimanale, in cui si polemizzava nei confronti delle politiche attuate dal governo giolittiano e che pubblicò numerosi articoli di giornalisti e politici molto famosi all’epoca, come Ettore Ciccotti.
La vita di Ciccotti, però, non era destinata a fermarsi in un solo posto. Nell’ottobre 1911 fu, infatti, inviato dalla dirigenza socialista in Romagna, per recuperare le sezioni forlivensi che si erano proclamate autonome dal partito sotto la spinta di Benito Mussolini. Qui diresse “La Lotta di Classe”, in sostituzione del futuro duce, all’epoca, tra l’altro, in carcere per le manifestazioni contro la guerra di Libia. Nel settembre 1912 fece ritorno a Roma, dove ricominciò a collaborare con “L’Avanti”, rinunciando, tuttavia, a diventarne il direttore, poiché non era disposto a trasferirsi a Milano. La rinuncia di Ciccotti spianò la strada alla candidatura di Mussolini, il quale, nel frattempo, era uscito di prigione.
La direzione di Mussolini non durò a lungo, ma Ciccotti rimase nel giornale come il commentatore principale dei problemi internazionali. Alla vigilia dell’intervento italiano nel primo conflitto mondiale, non nascose inclinazioni interventiste. Nel novembre 1915 fondò a Roma il settimanale “La Polemica socialista”, il quale veniva finanziato dall’Unione socialista romana, in cui pubblicava gli atti ufficiali, e utilizzato dal gruppo parlamentare del partito come portavoce ufficioso. Nel dicembre del 1918 fu chiamato nella redazione del “Tempo” di Roma, ma vi rimase un solo anno, poiché il quotidiano si stava orientando su posizioni antisocialiste. Continuò la sua attività giornalistica ne “La Polemica socialista” fino al 1919, anno in cui Ciccotti decise di candidarsi nuovamente come deputato (ci aveva provato nel 1909, ma fu battuto nel collegio di Todi da Augusto Ciuffelli e nel 1913 nel collegio di Orvieto. Questa volta venne sconfitto con uno scarto di quasi 3mila voti da Alfredo Fortunati). Fu eletto per il collegio di Perugia con 10.118 voti. Divenne uno dei membri più influenti del gruppo parlamentare socialista e sostenne in modo risoluto il governo Nitti (scrisse anche un articolo in “Critica sociale” per consolidare la sua posizione). Inoltre intervenne in molte questioni di politica estera, vista la sua competenza in materia. Contribuì alla fondazione del quotidiano romano “Il Paese”, dalle cui colonne nacque uno scontro con Mussolini, in quel momento direttore de “Il Popolo d’Italia”, poiché il futuro duce criticò Ciccotti con pesanti parole di servilismo nei confronti di Nitti. L’attrito provocò un duello tra i due, che si tenne a Livorno, ma dovettero interrompere al quattordicesimo assalto a causa di una crisi cardiaca che colpì Ciccotti.
Dopo la marcia su Roma e le continue aggressioni squadriste alla redazione de “Il Paese”, Ciccotti dapprima si ritirò a Quinto al Mare, dove cercò di astenersi dalla vita pubblica. Tornato a Roma nell’ottobre del 1923 e ristabiliti i contatti con il Psu, fu costretto nel 1924, a causa dei continui attacchi squadristi, ad andare in esilio a Parigi, ove risiedette per un anno circa e si diede ad attività antifasciste, le quali gli costarono la privazione della cittadinanza italiana e la confisca dei beni. A questo punto si trasferì prima vicino a Tolosa e poi nel 1928 a Nizza. Qui fu a capo del Partito Socialista Unitario dei Lavoratori Italiani (Psuli) e collaborò con giornali francesi come “Dépêche” e “Midi Socialiste”, in cui Ciccotti scrisse numerosi pezzi contro il re, accusato di accondiscendenza verso il fascismo.
A causa di attriti con altri esuli antifascisti, nel 1930 emigrò in Argentina a Buenos Aires, dove venne ben accolto dagli emigrati politici italiani e dalla sinistra argentina. Iniziò anche a collaborare con i giornali sia italiani che locali e la sua qualifica di corrispondente di importanti quotidiani francesi gli permise di intervistare le maggiori personalità politiche argentine. Per riottenere la cittadinanza italiana Ciccotti dovette aspettare il 1932, ma, malgrado la possibilità di rientrare in patria, scelse di rimanere in Argentina. Morì, infatti, a Buenos Aires nel 1937.
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Scheda parlamentare
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Professione |
Laurea in Giurisprudenza; Avvocato, Pubblicista / Giornalista |
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Opere
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F. CICCOTTI, Vogliamo le riforme, Tip. cooperativa, Asti 1902.
ID., Dopo il congresso di Firenze, Tipografia dell’Unione cooperativa editrice, Roma 1908.
ID., Azione e legislazione anticlericale, Coop. tipografica Avanti, Roma 1910.
ID., Alcune buone leggi che gl’interessati trascurano, Industrie grafiche, Pescara 1910.
ID., Il caso Ferri e la partecipazione dei socialisti al governo, Nerbini, Firenze 1910.
ID., L’Italia in rissa, Rassegna internazionale, Milano 1925.
ID., El canon entre los dientes (el fascismo es la guerra), Libreria y editorial la Cultura, Buenos Aires 1933.
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Bibliografia
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ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO, Ministero dell’Interno, Direzione generale della Pubblica sicurezza, Ufficio centrale d’investigazione, bb. 23, 31, 45.
ID., Ministero dell’Interno, Direzione generale della Pubblica sicurezza, Divisione affari generali e riservati, serie F1, stampa italiana (1894-1931), b. 26.
P. V. CANNISTRARO, La fabbrica del consenso. Fascismo e mass media, Laterza, Roma-Bari 1975.
F. CASTRONOVO, La stampa italiana dall’Unità al fascismo, Laterza, Bari 1970.
FONDAZIONE EINAUDI TORINO, Archivio Nitti, sez. II, fasc. Ciccotti Francesco, Ferraris Dante, Parodi Luigi.
M. ORLANDO (a cura di), Sul sindacalismo di Giuseppe Di Vittorio, Lulu enterprise, Cerignola 2009.
G. ROTA, Intellettuali, dittatura, razzismo di Stato, FrancoAngeli, Milano 2008.
P. SERGI, Patria di carta. Storia di un quotidiano coloniale e del giornalismo italiano in Argentina, Pellegrini editore, Cosenza 2012.
M. STRAZZA, Lucani in Parlamento. Repertorio di deputati e senatori lucani (1861-1961), EdiMaior, Venosa (PZ) 2010.
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Risorse web
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Archivio storico
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