Data e luogo di nascita |
Roma, 2 agosto 1883 |
Data e luogo di morte |
Roma, 8 aprile 1971 |
Collegio |
Perugia |
Legislature |
XXV Legislature Regno d’Italia (1919 – 1921)
XXVI Legislature Regno d’Italia (1921 – 1924)
XXVII Legislature Regno d’Italia (1924 – 1929)
Consulta nazionale (1945 – 1946)
Assemblea costituente (1946 – 1948)
I Legislatura della Repubblica (1948 – 1953) Senato
II Legislatura della Repubblica (1953 – 1958) Senato
III Legislatura della Repubblica (1958 – 1963) Senato
IV Legislatura della Repubblica (1963 – 1968) Senato
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Partito |
Partito popolare italiano, Democrazia cristiana |
Biografia |
Figlio di Pollione Cingolani e Giuseppa Deserti, Mario Cingolani si laureò in chimica presso l’Università degli studi di Roma dedicandosi, successivamente, all’attività di docenza fino ai primi anni Venti. Unitamente alla docenza, Cingolani si occupò della fondazione e della direzione del laboratorio di restauro dei documenti antichi dell’Archivio di Stato di Roma, divenuto successivamente Istituto di patologia del libro.
Nel 1900 entrò nella Gioventù cattolica, partecipò al I Congresso internazionale universitario cattolico, sostenne le idee della democrazia cristiana di Romolo Murri e partecipò, nel novembre 1903, al congresso di Bologna dell’Opera dei congressi. Nel 1904 Cingolani ricoprì la carica di segretario della Lega cattolica del lavoro di Roma e si dedicò all’organizzazione delle leghe bianche di lavoratori nel centro Italia (Lazio, Umbria e Marche). In questi anni collaborò, inoltre, con periodici democratico–cristiani come “Cultura del popolo”, “Il Domani di Italia” e “Il Corriere d’Italia”. A seguito dello scioglimento dell’Opera dei congressi, nel 1905 Cingolani promosse il quotidiano “L’Italia nuova” (Ancona) nel tentativo di superare le divisioni tra ortodossi e “murriani”. Fallito questo tentativo si staccò definitivamente da Romolo Murri e dalla Lega cattolica nazionale preferendo impegnarsi nelle organizzazioni dell’Azione cattolica. Nel 1903 fondò il circolo di studenti “Dante e Leonardo” impegnandosi nell’opera di formazione religiosa e sociale. Fu inoltre uno dei principali dirigenti della Federazione romana della gioventù cattolica costituitasi nel 1908. Al I Congresso cattolico umbro, tenutosi nel settembre 1909, la posizione clerico–moderata condivisa da Umberto Tupini, Umberto Merlin, Giovanni Gronchi e dallo stesso Cingolani ottenne l’appoggio della maggioranza.
Il suo impegno politico e sociale fu crescente e composito negli anni compresi fra il 1910 e il 1915: nell’aprile 1910 fu a Napoli in qualità di Relatore al III Congresso della Federazione universitaria cattolica italiana, nel novembre dello stesso anno fu al XX Congresso cattolico di Modena e nel dicembre al Congresso di Roma della Gioventù cattolica italiana dove venne eletto consigliere nazionale. Negli stessi anni Cingolani partecipò alla Federazione laziale delle Casse rurali, al Consiglio nazionale per l’emigrazione e il lavoro, al Consiglio della Società per le industrie estrattive dei prodotti agricoli, al Comitato nazionale per il lavoro e la cooperazione femminile e all’opera di soccorso ai terremoti di Sicilia (1908) e Abruzzo (1911).
L’interesse per le condizioni di vita dei contadini spinse Cingolani, nel 1913, a richiedere l’avvio di un’inchiesta nazionale da condurre regione per regione, inchiesta che perdurò durante la guerra.
Ricoprì la carica di presidente della giunta diocesana romana dell’Azione cattolica e di associato al consiglio direttivo e, nell’ottobre 1914, venne eletto alla vicepresidenza dell’Unione popolare. Fu membro, insieme a Luigi Sturzo, della Commissione dell’Unione per il Mezzogiorno costituitasi nel 1915 con lo scopo di provvedere alle problematiche dell’Azione cattolica nel sud Italia.
A partire dal 1914 dall’Umbria giunse la proposta alla candidatura nella elezione suppletiva del collegio di Perugia II, al quale il Cingolani dovette rinunciare a causa delle pressioni proveniente dall’ambiente romano.
Seppur contrario all’intervento dell’Italia in guerra, vi prese parte come ufficiale nel corpo chimico e si attivò affinché i cattolici assumessero una posizione di sostegno allo sforzo nazionale in vista di un forte impegno politico al termine della guerra. A tal fine, in occasione del convegno delle giunte diocesane dell’Unione popolare tenutosi il 17 gennaio 1917, (durante il quale si discusse il tema della guerra e della condotta dei cattolici italiani), Cingolani, insieme ad altri colleghi come Angelo Mauri, riuscì a far approvare l’ordine del giorno che prevedeva lo sviluppo di un piano di azione cattolica. L’anno successivo sostenne con forza l’idea di Don Eligio Bortolotti che sottolineava la necessità di una costante penetrazione cattolica nel popolo.
Insieme a Don Luigi Sturzo fu tra i principali fondatori del Partito popolare italiano e in occasione del primo Congresso nazionale del partito, tenutosi a Bologna tra il 14 e 16 giugno 1919, sostenne la linea dell’intransigenza assoluta in ambito elettorale. Membro del Consiglio nazionale del partito dal 28 giugno, venne candidato alle elezioni politiche del 16 novembre nei collegi di Perugia e di Ancona–Pesaro–Urbino. Fu eletto deputato a Perugia con 7.835 voti di preferenza, mentre ottenne il terzo posto nel collegio marchigiano.
Tra i suoi principali interessi, si annovera la questione ferroviaria: nel 1920, infatti, in vista dello sciopero dei ferrovieri, prese parte alla delegazione che riuscì ad ottenere dal governo la partecipazione dei lavoratori al consiglio di amministrazione dell’azienda, l’ampliamento dell’indennità al personale delle officine, la riduzione a sette ore lavorative per il personale dei reparti di trazione e la riforma delle tabelle organiche del personale.
Presentò nuovamente la propria candidatura alle elezioni del 15 maggio 1921 per i collegi di Perugia ed Ancona, ottenendo la vittoria nel collegio umbro. In qualità di vicesegretario del partito, poté più volte intervenire alla camera a favore delle proposte riformiste del partito.
In occasione del terzo congresso del Partito popolare italiano, tenutosi a Venezia fra il 20 e il 23 ottobre 1921, Cingolani affrontò la questione della collaborazione parlamentare con l’area liberale della sinistra, resasi necessaria per consolidare l’autorità dello Stato e per potenziare la forza sociale del Ppi.
Con la nomina a presidente del Consiglio dei ministri di Luigi Facta (26 febbraio 1922), Cingolani ottenne l’incarico di sottosegretario al ministero del Lavoro e della Previdenza sociale. È il primo incarico di governo per Mario Cingolani, incarico che conservò nel secondo Governo Facta fino alla crisi che portò Benito Mussolini a capo del governo.
Pur mantenendo una posizione centrista, Cingolani si espresse a favore di un’ipotetica collaborazione con il fascismo, al fine di salvaguardare l’unità interna al partito, arginare le tendenze separatiste dell’ala destra del partito stesso e assicurare ai cattolici una costante e forte presenza politica.
Nonostante le violenze fasciste ai danni delle organizzazioni cattoliche e popolari, violenze che colpirono Cingolani stesso, quest’ultimo continuò la sua opera mediatrice e ad esprimere il desiderio di collaborazione con il governo fascista. Alle elezioni del 6 aprile 1924, Cingolani venne rieletto nelle circoscrizioni Lazio e Umbria, ma in seguito al delitto Matteotti prese parte all’Aventino. Eletto alla vicepresidenza del partito nel corso dell’ultimo congresso (dal 28 al 30 giugno 1925), il 16 giugno 1926 Cingolani tornò in Parlamento subendo, insieme ad altri colleghi, le violenze perpetrate dai deputati fascisti. Il 9 novembre dello stesso anno, insieme agli altri deputati aventiniani, venne dichiarato decaduto dal mandato parlamentare.
Negli anni della dittatura, fu costantemente sorvegliato dalla polizia a causa del suo impegno antifascista. Allontanato dalla politica, si dedicò alle attività di agente d’assicurazione e di agricoltore. Fu particolarmente presente nella realtà umbra e la sua casa di campagna di Torgiano divenne un sicuro luogo di incontro fra personalità popolari, ex deputati e dirigenti dell’Azione cattolica.
All’ingresso dell’Italia nella Seconda guerra mondiale, Cingolani, in qualità di cavaliere dell’Ordine di Malta, operò negli ospedali della capitale e successivamente prese parte alle unità militari italiane attive sul fronte russo. Dopo l’Armistizio prese parte alla Resistenza all’interno delle formazioni del Generale Caruso e, considerato elemento fondamentale del Corpo italiano di liberazione, fu decorato di medaglia d’argento al valore militare. Riuscì a sfuggire a due mandati di cattura delle SS. Durante gli anni della clandestinità Cingolani partecipò insieme a Alcide De Gasperi, Giuseppe Spataro, Pietro Campilli, Guido Gonnella e altri, alla fondazione della Democrazia cristiana.
Successivamente alla liberazione di Roma entrò nella direzione generale della Dc e partecipò ai lavori della Commissione centrale provvisoria. Fu, inoltre, uno dei più fidati collaboratori di De Gasperi. Nell’aprile 1946 fu confermato come membro del Consiglio nazionale dal I congresso della Dc, dal 1953 al 1956 fu nominato presidente del gruppo democristiano del Senato e, dal 1948 al 1953, fu rappresentante dei senatori democristiani. Ricoprì importanti incarichi a livello internazionale, come quello di vicepresidente delle Nouvelles equipes internationales e del Centro di intesa dei democratici cristiani d’Europa, continuando tuttavia ad avere un ruolo di primo piano all’interno del partito.
Dal giugno 1944 al febbraio 1946 fu membro della commissione per la punizione dei delitti del fascismo e nel 1945 fu membro della Consulta nazionale in qualità di commissario della Dc e di vicepresidente.
Cingolani fu capolista della Dc in Umbria risultando il primo degli eletti nel collegio Perugia–Terni-Rieti all’Assemblea costituente. Fu Senatore di diritto nella prima legislatura della Repubblica Italiana dal 1948 al 1968, periodo durante il quale continuò a tenere la presidenza del gruppo democristiano. Più volte eletto nel primo collegio senatoriale umbro (1933, 1958 e1963) rimase in Senato fino al 1968. Nel corso della seconda legislatura venne eletto alla vicepresidenza. Fu ministro dell’Aeronautica nel secondo Governo De Gasperi e ministro della Difesa nel quarto Governo De Gasperi. In ambito internazionale Cingolani fu il primo delegato italiano nella Commissione internazionale del lavoro tenutasi a Parigi nel 1945 e nella Conferenza di San Francisco del 1948. Fu, inoltre, delegato italiano nell’Organizzazione internazionale del lavoro tenutasi a Ginevra e a Bruxelles, membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo e membro dell’Assemblea della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca).
In occasione del referendum istituzionale del 2 e 3 giugno 1946 Cingolani si schierò a favore della Repubblica.
Fu più volte eletto consigliere comunale di Roma dal 1946 al 1960. Tra i sui numerosi incarichi si può infine ricordare la presidenza della Società chimica italiana.
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Scheda parlamentare
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Professione |
Insegnante, agricoltore |
Commemorazioni |
Il Messaggero, 9 aprile 1971
AP, Senato della Repubblica, Discussioni, 15 aprile 1971 |
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Opere
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M. CINGOLANI, Forze armate. Forces Armées, in Esposizione delle Edizioni Italiane dal 1900 ai giorni nostri, Cairo-Alessandria 1951 ID., Umbria nella storia degli ultimi centocinquant’anni, C. Colombo, Roma 1959 ID., Per la medaglia d’oro per i cinquant’anni di appartenenza al Circolo di S. Pietro, Aziende tipografiche Eredi Dott. G. Bardi, Roma 1966 ID., La “Mater et Magistra”. La dottrina sociale cristiana nei documenti pontifici, , Assisi 1968
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Bibliografia
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M.S. AMETRANO e A. PERRINO, Costituenti dall’Umbria. Un contributo alla nascita della democrazia, Isuc, Perugia; Editoriale Umbria, Foligno 2008 F. BARTOLOTTA, Governi d’Italia, 1848-1961, Officine grafiche meridionali, Roma 1962 P. BORZOMATI, I “Giovani cattolici” nel Mezzogiorno di Italia dall’Unità al 1948, Edizioni di storia e letteratura, Roma 1970 P. BORZORMATI, Il movimento cattolico nell’Italia centrale, La goliardica, Roma 1976 U. CAMERINI, Il Partito popolare italiano dall’Aventino alla discesa nelle catacombe, Cinque lune, Roma 1975 C. F. CASULA, Cattolici-comunisti e Sinistra cristiana (1938-1945), Il Mulino, Bologna 1976 F. L. FERRARI, “Il Domani d’Italia”, Edizioni di storia e letteratura, Roma 1958 M.C. GIUNTELLA e G. PELLEGRINI, Cattolici e società in Umbria tra Ottocento e Novecento, Studium, Roma 1984 T. GODECHOT, Le parti démocrate-chrétien italien, Pichon et Durand-Auzias, Paris 1964 S. JACINI, Storia del Partito popolare italiano, La nuova cultura, Napoli 1971 E. PRATT HOWARD, Il Partito popolare italiano, La nuova Italia, Firenze 1957 L. RIVA SANSEVERINO, Il movimento sindacale cristiano dal 1850 al 1939, C. Zuffi, Roma 1950 G. ROSSINI, Il movimento cattolico nel periodo fascista (momenti e problemi), Cinque lune, Roma 1966 P. SECCHIA e E. NIZZA, Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza, La Pietra, Milano 1968 A. STRAMACCIONI, Storia delle classi dirigenti in Italia, Edimond, Città di Castello 2012 L. STURZO, La D. C. al bivio, Politica Popolare, Napoli 1958 G. VALENTE, Aspetti e momenti dell’azione sociale dei cattolici in Italia (1892-1926), Cinque lune, Roma 1968
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