Data e luogo di nascita |
Ribera (AG), 4 ottobre 1818 |
Data e luogo di morte |
Napoli, 12 agosto 1901 |
Collegio |
Città di Castello |
Legislature |
VIII Legislatura Regno d’Italia (1861-1865)
IX Legislatura Regno d’Italia (1865-1867)
X Legislatura Regno d’Italia (1867-1870)
XI Legislatura Regno d’Italia (1870-1874)
XII Legislatura Regno d’Italia (1874-1876)
XIII Legislatura Regno d’Italia (1876-1880)
XIV Legislatura Regno d’Italia (1880-1882)
XV Legislatura Regno d’Italia (1882-1886)
XVI Legislatura Regno d’Italia (1886-1890)
XVII Legislatura Regno d’Italia (1890-1892)
XVIII Legislatura Regno d’Italia (1892-1895)
XIX Legislatura Regno d’Italia (1895-1897)
XX Legislatura Regno d’Italia (1897-1900)
XXI Legislatura Regno d’Italia (1900-1904)
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Partito |
Sinistra storica |
Biografia |
Figlio del commerciante di grano Tommaso Crispi e Giuseppa Genova, Francesco Cripi fu esponente di una famiglia appartenente alla minoranza albanese stabilitasi a Palazzo Adriano, piccola comunità agricola nei pressi di Palermo. Fu il padre Tommaso Crispi a trasferirsi da Palazzo Adriano a Ribera dove si affermò come amministratore del duca Ferrandina, importante proprietario terriero della zona. In giovane età (nel 1825) Francesco Crispi abbandonò la casa paterna per iniziare gli studi presso Villafranca sicula. All’età di undici anni entrò nel Seminario italo-albanese di Palermo, dove rimase fino al 1835. Fu in questo periodo che iniziò la frequentazione del medico e poeta Vincenzo Navarro, il quale lo iniziò alla poetica romantica. Nel 1835 iniziò a frequentare la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Palermo. Due anni più tardi, nel 1837, sposò la popolana Rosina D’Angelo, dalla quale aspettava la prima figlia Giuseppa. Nel 1839 la moglie morì dando alla luce il loro secondo figlio Tommaso, morto anche lui dopo poche ore di vita. Nel dicembre dello stesso anno morì anche la figlia Giuseppa.
Fra il 1838 e il 1839 fondò il giornale “L’Oreto”, grazie al quale entrò in contatto con importanti esponenti politici. Nello stesso periodo iniziò a lavorare presso lo studio dell’avvocato Viola. Laureatosi in giurisprudenza nel 1842, non poté svolgere il tirocinio gratuito presso la Corte di cassazione di Palermo a causa delle difficoltà economiche della famiglia dovute al dissesto dell’azienda del padre. Dal 1845 al 1848 si stabilì a Napoli nel tentativo di avviare la propria carriera d’avvocato. Fu a Napoli che Crispi entrò in contatto con esponenti del movimento liberale, ponendosi come tramite fra questi e i patrioti siciliani.
A partire dal 1847 si impegnò nell’attività cospirativa all’interno del Comitato siculo-napoletano, occupandosi di stabilire rapporti con i dissidenti siciliani. Ebbe un ruolo cruciale nella preparazione della rivolta antiborbonica che, scoppiata il 12 gennaio 1848, portò alla costituzione di un governo provvisorio diretto da Ruggero Settimo (liberale). Governo articolato in quattro comitati, Crispi ottenne il comitato della Difesa successivamente trasformato nel comitato di Guerra e Marina. Il suo compito fu quello di provvedere all’equipaggiamento delle forze rivoluzionarie per permettere al Comitato di far fronte alle truppe borboniche. In questo periodo fondò il giornale “L’Apostolato” in cui sostenne le posizioni autonomiste e democratiche, ribadì l’importanza per la Sicilia di ottenere l’appoggio delle potenze straniere e la necessità di dare un fondamento legale alla rivoluzione attraverso il ripristino della costituzione siciliana del 1812 (respingendo quindi quella concessa da Ferdinando I).
Nel 1848 venne ristabilito il sistema bicamerale e Crispi fu nominato deputato per il collegio di Ribera. Fu in questa occasione che assunse posizioni di estrema sinistra. Nel 1849 fu uno dei pochi che inutilmente si opposero alla riconciliazione della Sicilia con Ferdinando I. All’ingresso delle truppe napoletane a Palermo, Crispi abbandonò la Sicilia per recarsi a Marsiglia. Fu qui che conobbe la sua futura moglie Rose Montmasson. Successivamente si stabilì a Torino dove tentò, senza successo, di ottenere una cattedra di diritto presso l’Università. Collaborò con alcuni giornali di sinistra come “Il Progresso” (insieme a Agostino Depretis e Federico Seismit Doda) e “La Gazzetta di Torino”. Collaborò con Carlo Cattaneo (del quale condivideva le posizioni federaliste) alla pubblicazione dei documenti della rivoluzione siciliana nell’“Archivio storico contemporaneo italiano” di Capolago.
Con il fallimento della rivoluzione di Milano nel febbraio 1853, il 7 marzo Crispi fu arrestato, interrogato e incarcerato dalla polizia di Torino. Il 14 marzo fu trasferito nel carcere di San Lorenzo di Genova e successivamente mandato in esilio a Malta. Qui fondò il giornale “La Staffetta” e mantenne i contatti con Giuseppe Mazzini e Rosolino Pilo. Avendo pubblicato sulle pagine de “La Staffetta” la circolare di Mazzini che incitava gli italiani ad imbracciare le armi, il 18 novembre 1854 l’autorità locali ordinarono a Crispi di abbandonare l’isola entro due settimane. Il 30 novembre abbandonò Malta per stabilirsi a Londra, dove conobbe personalmente Mazzini e lavorò presso la banca del siciliano Sebastiano Lella.
Nel giugno del 1856 si stabilì a Parigi dove rimase fino a quando la reazione della polizia in seguito all’attentato a Napoleone III (avvenuto il 14 gennaio 1858 ad opera di Felice Orsini) lo costrinse ad abbandonare la città. Negli anni che seguirono, Crispi abbandonò le tesi dell’autonomismo siciliano per schierarsi a favore della soluzione unitaria. Abbandonata Parigi, si trasferì in Portogallo dove, seguendo le indicazioni di Mazzini, si dedicò all’organizzazione di una sezione del Partito d’azione fra gli italiani residenti a Lisbona.
In seguito alla notizia degli accordi di Plombiers e dei preparativi di guerra, Crispi, d’accordo con Mazzini, decise di dedicarsi all’organizzazione di una nuova insurrezione siciliana. Il 26 luglio 1859 sbarcò in Sicilia con un passaporto falso intestato a Manuel Pareda e iniziò a viaggiare per isola nel tentativo di raccogliere informazioni sulla consistenza dell’esercito borbonico. Crispi comprese che la ribellione avrebbe dovuto avere l’appoggio di una spedizione militare. Fu infatti tra i principali organizzatori della spedizione dei Mille e il 6 maggio 1860 si imbarcò con lo stesso Garibaldi. In Sicilia Garibaldi, assunto ormai il titolo comandante delle forze nazionali nell’isola, nominò Crispi sotto-capo di Stato Maggiore.
Nel 1861, proclamata l’Unità, Crispi venne eletto deputato nel collegio di Castelvetrano e andò progressivamente distaccandosi da Mazzini e Garibaldi. Nel dicembre dello stesso anno, in occasione dell’organizzazione della Sinistra parlamentare sotto la presidenza di Agostino Depretis, Crispi venne nominato vicepresidente insieme a Giuseppe Zanardelli. In occasione delle elezioni politiche del 1865 si candidò in quattro collegi riuscendo ad essere eletto in due: Città di Castello e Castelvetrano. Nel collegio di Città di Castello Crispi si contrappose ad Angelico Fabbri, esponente della sinistra locale. Nonostante la vittoria Crispi decise di rinunciare al collegio umbro per quello di Castelvetrano.
Nel 1867 partecipò alla fondazione del quotidiano “La Riforma”, organo della Sinistra parlamentare. In questo periodo in Parlamento si attivò contro la legge sull’imposta del macinato (marzo 1868), contro le leggi eccezionali per la Sicilia proposte da Marco Minghetti e contro la legge delle Guarentigie (maggio 1971). In seguito alla caduta della Destra, Crispi divenne presidente della Camera a partire dal 21 novembre 1876. L’anno successivo fu in Germania dove conobbe Otto von Bismark, del quale divenne un grande ammiratore. Nel dicembre 1877 fu nominato ministro dell’Interno, carica da cui dovette dimettersi nel marzo dell’anno successivo a causa dell’accusa di bigamia a lui rivolta. Tornato al ministero dell’Interno il 4 aprile 1887, alla morte del presidente del Consiglio Depretis, Crispi assunse la guida del governo e l’interim del ministero degli Esteri. Nel novembre dello stesso anno presentò al parlamento una serie di progetti relativi all’amministrazione centrale, all’ordinamento provinciale e comunale e al Consiglio di Stato. In questo periodo Crispi accentuò i caratteri autoritari e repressivi dello Stato e avviò il riordinamento dell’amministrazione centrale dello Stato allo scopo di rafforzare la figura del capo del governo. Il 4 settembre 1887 costituì la Segreteria della presidenza del Consiglio a cui venne affidato il compito di rivedere i decreti legge prima dell’arrivo in parlamento e di informare costantemente il presidente sullo stato della nazione. Tra i provvedimenti da lui adottati si possono ricordare l’ampliamento del diritto di voto nelle elezioni amministrative e l’adozione di un nuovo codice penale (il codice Zanardelli) che abrogava la pena di morte.
Crispi assunse un atteggiamento di intransigenza nei confronti della Santa Sede e avviò una politica estera aggressiva volta a fare dell’Italia una grande potenza e ad espandere il dominio italiano oltre i propri confini. A questa politica fu unita una crescita delle spese militari. Forte di questa idea puntò al rafforzamento dei rapporti con la Germania all’interno della Triplice alleanza. Verso la fine del 1887 inviò a Massawa un corpo di spedizione e nel 1890 l’Eritrea fu proclamata colonia d’Italia. Con la Francia Crispi assunse, invece, una posizione di forte opposizione nella convinzione che fosse una rivale dell’Italia nella politica di espansione sul Mediterraneo. All’irrigidirsi dei rapporti fra l’Italia e la Francia, corrispose un deterioramento dei rapporti commerciali che sfociò, nel 1888, in una vera e propria guerra doganale, guerra che danneggiò fortemente il commercio dei prodotti agricoli del sud Italia.
Nello stesso periodo Crispi colpì, con forme ancor più autoritarie, tutti quei settori che ritenne ostili alla causa italiana e sostenitori della Francia, in modo particolare i cattolici, accusati di seguire gli indirizzi filofrancesi del segretario di Stato Rampolla. Contemporaneamente proibì i comizi irredentisti e sciolse i circoli Oberdan (radicali) e Barsanti (repubblicani). Nella costante preoccupazione di un’imminente attacco francese, Crispi si decise ad aumentare le spese per il potenziamento dell’esercito e della flotta.
Nel gennaio 1891 la Camera votò la sfiducia del governo Crispi in seguito alla pubblicazione, da parte del neo ministro delle Finanze Bernardino Grimaldi, del documento che rivelava che il disavanzo previsto era maggiore di quanto ci si aspettava. Tornato al governo nel dicembre 1893 in concomitanza alla scandalo della Banca di Roma, Crispi si presentò al popolo italiano come l’uomo adatto a superare la crisi e avviò una politica di ampliamento del carico fiscale allo scopo di risanare il bilancio. Proseguì, inoltre, la politica di riorganizzazione del sistema bancario avviata da Giovanni Giolitti e promulgò la legge che istituì la Banca d’Italia.
Sul versante interno ordinò la repressione dei Fasci siciliani attraverso l’intervento dell’esercito e la proclamazione dello stato d’assedio. La repressione investì giornali e associazioni legate al Partito socialista, partito che nell’ottobre 1894 fu dichiarato fuorilegge e quinti soppresso.
Il malcontento interno legato alla scoperta di nuove prove sul suo coinvolgimento nello scandalo della Banca di Roma, spinsero Crispi a riprendere l’espansionismo coloniale nella speranza di ottenere il coinvolgimento e il favore del paese. Nel 1895, infatti, iniziò la penetrazione dell’Eritrea da parte delle truppe italiane, le quali tuttavia non furono in grado di contrastare le forze etiopi. La sconfitta dell’Italia avvenuta il 1° marzo 1896 ad Adua ad opera dell’esercito etiope suscitò un’ondata di critiche che spinsero Crispi a dimettersi dalla presidenza e ad abbandonare definitivamente la vita politica.
Trascorse gli ultimi anni di vita a Napoli pur continuando a seguire attentamente gli avvenimenti politici del paese.
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Scheda parlamentare
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Commemorazioni |
AP, Camera dei deputati, Discussioni, 27 novembre 1901 |
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Documenti video
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Opere
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D. ADORNI, Francesco Crispi: un progetto di governo, L. S. Olschki, Firenze 1999 ID., L’ Italia crispina: riforme e repressione 1887-1896, Sansoni, Milano 2002 ID., Francesco Crispi: un progetto di governo, L. S. Olschki, Firenze 1999 F. BONINI, Francesco Crispi e l’unit?: da un progetto di governo un ambiguo mito politico, Bulzoni, Roma 1997 A. CAPONE, Destra e Sinistra da Cavour a Crispi, UTET, Torino 1995 G. CASTELLINI, Crispi, G. Barbera, Firenze 1915 T. DETTI e G.GOZZINI, Storia contemporanea. I l?Ottocento, Bruno Mondadori, Milano 2000 C. DUGGAN, Creare la nazione: vita di Francesco Crispi, GLF editori Laterza, Roma 2000 M. GRIMALDI, Francesco Crispi, UTET, Torino 1969 G. PROCACCI, Storia degli italiani, v. II, Editori Laterza, Bari 1998 S. ROMANI, Crispi, Il Giornale, Milano 2004 G. SCICHILONE, Francesco Crispi, Flaccovio, Palermo 2012
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Bibliografia
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F. CRISPI, Discorsi elettorali: 1865-1886, Stabilimento tipografico italiano, Roma 1887 ID., Crispi per un antico parlamentare: col suo diario della spedizione dei Mille, Edoardo Perino, Roma 1890 ID., Scritti e discorsi politici: 1849-1890, Unione cooperativa editrice, Roma 1890 ID., Carteggi politici inediti di Francesco Crispi: 1860-1900, L’universelle, Roma 1912 ID., Politica estera, Treves, Milano 1912 ID., Francesco Crispi: questioni internazionali: diario e documenti, F.lli Treves, Milano 1913 ID., Ultimi scritti e discorsi extra-parlamentari (1891-1901), Impr. Polyglotte L’universelle, Roma 1913 ID., I Mille, Treves, Milano 1927 ID., La prima guerra d’Africa: documenti e memorie, Garzanti, Milano 1939 ID., Politica interna, Garzanti, Milano 1945
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Risorse web
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Archivio storico
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