Data e luogo di nascita 24 aprile 1824, Torino
    Data e luogo di morte 16 luglio 1879, Torino
    Collegio Città di Castello
    Legislature X 1867-1870 Regno d’Italia
    XI 1870-1874 Regno d’Italia
    XII 1874-1876 Regno d’Italia
    Partito Destra storica
    Biografia Proveniente da una famiglia che faceva parte della comunità ebraica di Torino, Giacomo Dina fece i primi studi presso il collegio “Colonna e Finzi”, continuandoli poi all’università israelitica sotto la guida del rabbino Lelio Cantoni. Dal 1838, a causa della morte prematura del padre, si trovò a mantenere la sua famiglia (aveva quattro fratelli), ma il suo mentore e maestro Cantoni riuscì a trovagli lavori saltuari che gli permisero di finire gli studi. Terminata l’università fu assunto come supplente al collegio “Colonna e Finzi” e nel 1847 cominciò a scrivere sui giornali, inizialmente soprattutto sulla questione dell’emancipazione degli ebrei.
    Quando Aurelio Bianchi-Giovini fu chiamato a guidare la testata moderata “Opinione”, per Dina iniziò la carriera giornalistica, che lo entusiasmò a tal punto da lasciare l’insegnamento definitivamente. Il neo direttore, infatti, lo ingaggiò in qualità di collaboratore e durante la prima guerra d’indipendenza si occupò prevalentemente di politica estera. Dal 1851 cominciò a scrivere articoli di fondo e di carattere economico e finanziario.
    Tre anni più tardi divenne ufficialmente il direttore dell’“Opinione”, sostituendo Bianchi Giovini e mantenne tale incarico per ventisette anni, ovvero fino alla morte. Sotto la guida di Dina il giornale cambiò verso politico: dalle posizioni anticlericali e radicali del direttore precedente si spostò più su una linea a favore della politica di Cavour. Alla morte di quest’ultimo, Dina continuò a sostenere, attraverso le colonne del foglio che dirigeva, i governi della Destra storica, anche se criticò il governo Rattazzi sulla gestione della questione romana e per aver concesso l’appoggio a Garibaldi in materia, invece di proseguire la linea diplomatica portata avanti da Cavour.
    Dopo aver avuto qualche problema di divergenze politiche con il resto del giornale tanto da dimettersi per qualche mese dalla carica di direttore, nel giugno del 1865 provvide a trasferire la direzione dell’“Opinione” a Firenze, nuova capitale del Regno.
    Due anni più tardi si presentò per la prima volta alle elezioni politiche, come candidato dei liberali moderati nel collegio di Imola, riuscendo ad essere eletto al ballottaggio.
    Durante questo primo mandato Dina collaborò al progetto di legge relativo alla tassa sul macinato, poiché la riteneva doverosa per la situazione problematica in cui versava il giovane Regno d’Italia. Si ricandidò come deputato anche nel 1870 e nel 1874, questa volta nel collegio di Città di Castello. Malgrado non avesse avuto fino a quel momento alcun contatto con il territorio tifernate, Dina riuscì ad ottenere un ottimo risultato entrambe le volte (171 voti nel 1870 e 260 nel 1874).
    Nei dieci anni in cui sedette in Parlamento, tuttavia, Dina appoggiò sempre i vari ministeri susseguitesi fino al 1876: era, infatti, convinto che solo un governo stabile e forte poteva fare in modo che le difficoltà in cui versava il paese fossero superate facilmente e per questo motivo le crisi di governo dovevano essere scongiurate, sconfiggendo in primo luogo i particolarismi all’interno della Destra storica.
    Appena Roma divenne la nuova capitale del Regno, spostò la direzione del suo giornale, anche se nel 1873, probabilmente affaticato dal duplice impegno in politica e come giornalista, lasciò nelle mani dei suoi collaboratori l’amministrazione dell’“Opinione”, conservandone solo la direzione.
    Alla tornata elettorale del 1876 si presentò di nuovo nel collegio di Città di Castello, ma questa volta fu sconfitto con uno scarto di quasi cento voti dal napoletano Domenico Primerano, futuro capo di Stato Maggiore dell’esercito italiano. Continuò, comunque, a scrivere di politica e dalle colonne del suo giornale si scagliò spesso contro i governi della Sinistra storica, ma non mancò di riconoscere anche i meriti dei suoi avversari. Cercò di rientrare nella Camera dei Deputati nel 1878, quando rimase vacante un seggio nel collegio di Torino, ma fu sconfitto da Alessandro Allis.

    ___
    Scheda parlamentare
    Professione
    Insegnante di scuole superiori
    Dettaglio Legisalture
    Regno d’Italia VIII Legislatura
    Bibliografia
    L. CHIALA, Giacomo Dina e l’opera sua nelle vicende del Risorgimento italiano, Casa editrice nazionale Roux e Viarengo, Torino 1903.
    F. DELLA PERUTA, Il giornalismo del Risorgimento. Dal 1847 all’Unità, Angeli, Milano 2014.
    A. GALANTE GARRONE, La stampa periodica italiana dal 1815 al 1847, Giappichelli, Torino 1976.
    A. GALANTE GARRONE e F. DELLA PERUTA, La stampa italiana del Risorgimento, in V. CASTRONOVO e N. TRANFAGLIA, Storia della stampa italiana, Laterza, Roma-Bari 1979.
    D.R. SEGRÈ, Catalogo del carteggio politico di Giacomo Dina direttore del giornale l’Opinione 1848-1879, P. Celanza e C., Torino 1909.
    Risorse web
    Dina, Giacomo nell’Enciclopedia Treccani

    http://www.treccani.it/enciclopedia/giacomo-dina/

    DINA, Giacomo in “Enciclopedia Dantesca”

    http://www.treccani.it/enciclopedia/giacomo-dina_(Dizionario-Biografico)/