Data e luogo di nascita |
1 ottobre 1825, Ragusa di Dalmazia |
Data e luogo di morte |
8 maggio 1893, Roma |
Collegio |
Perugia (per la XV legislatura) |
Legislature |
IX 1865-1867 Regno d’Italia
X 1867-1870 Regno d’Italia
XI 1870-1874 Regno d’Italia
XII 1874-1876 Regno d’Italia
XIII 1876-1880 Regno d’Italia
XIV 1880-1882 Regno d’Italia
XV 1882-1886 Regno d’Italia
XVI 1886-1890 Regno d’Italia
XVII 1890-1892 Regno d’Italia
XVIII 1892-1895 Regno d’Italia |
Partito |
Sinistra storica |
Biografia |
Nato nella Dalmazia austriaca, il padre Dionisio Seismit era un avvocato di Spalato (esercitava la funzione di consigliere della Procura camerale per il governo asburgico) e un fervente patriota, così come la madre Angela Doda, intellettuale (scriveva poesie e parlava molteplici lingue) della borghesia zaratina, particolarmente amata dai figli, tanto che vollero aggiungere il suo cognome a quello paterno., cosa del tutto inusuale per l’epoca.
Federico Seismit-Doda studiò in vari istituti, a causa della sua vivacità, tra Venezia, Spalato e Zara. In quest’ultima città si diplomò in filosofia, e nel 1843 si trasferì all’Università di Padova per seguire le orme paterne studiando Giurisprudenza. Qui in realtà si occupò più che altro di poesia, di teatro, e soprattutto di giornalismo letterario (quello politico ovviamente era vietato dal governo austriaco): divenne, infatti, un collaboratore del periodico culturale “Caffè Pedrotti”, di cui fu anche uno dei fondatori. I suoi articoli, tuttavia, avevano spesso temi patriottici e per questo motivo, oltre ad essere amico di Daniele Manin e Niccolò Tommaseo, divenne un sospettato dalla polizia austriaca. Sul finire del 1847, infatti, fu arrestato a Venezia e poi esiliato a Trieste. Nel capoluogo friulano, l’intellettuale dalmata si circondò di patrioti, tra cui Giulio Solitro di Spalato, con i quali continuò a tramare contro il regime asburgico. Giunsero le rivolte del 1848 e la Prima guerra d’indipendenza e Seismit-Doda, di fede repubblicana e mazziniana, contribuì all’insurrezione di Venezia, combattendo contro gli austriaci a Treviso e a Vicenza. Il fallimento delle rivolte lo costrinse a scappare per un breve periodo in Toscana, dove collaborò al quotidiano fiorentino “L’Alba”, e nel 1849 si distinse tra i difensori della Repubblica Romana, per la precisione a Porta San Pancrazio, al fianco di Garibaldi.
A questo punto fu costretto all’esilio per evitare il carcere, dapprima in Grecia e dal marzo 1850 a Torino, dove si sposò con Bianca da Camino, sua compagna sin dagli anni del confinamento a Trieste. Nella capitale savoiarda, per poter sbancare il lunario, collaborò con vari giornali e riviste finché, grazie agli amici triestini, non venne assunto dall’impresa di assicurazioni Riunione Adriatica di Sicurtà (RAS), che gli garantì un impiego dirigenziale insieme alla tranquillità economica e al ritorno ad una vita piuttosto agiata.
Sul piano politico rimase a lungo distante dalla scena. Per problemi di salute, non poté tuttavia partecipare alla Seconda guerra per l’indipendenza. In ogni caso, di fronte al mancato completamento dell’unità (per l’assenza di Roma e di tutto il Veneto fino alla Dalmazia), decise di farsi sostenitore politico di tale aspirazione candidandosi come deputato.
Entrò in Parlamento nel 1865 e fu sempre riconfermato tra gli esponenti della Sinistra storica, fino alla morte, risultando costantemente rieletto per quasi trent’anni e come deputato si occupò prevalentemente di questioni economiche. A partire dal 1876, quando la Sinistra storica passò al governo del paese, a Seismit-Doda vennero affidati rilevanti incarichi pubblici: in primis fu nominato sottosegretario alle Finanze nel primo governo Depretis (1876-1877); poi nel 1878 divenne ministro delle Finanze durante il governo Cairoli con anche l’interim del Tesoro. In questa veste appoggiò la progressiva abolizione della tanto odiata tassa sul macinato, che aveva portato alla caduta della Destra, favorendo una più equa distribuzione del gravame tributario.
Dopo il 1870 fu eletto per quattro mandati alla carica di consigliere comunale nella città di Roma, diventata da poco capitale. Dopo la caduta del governo Cairoli e di conseguenza del suo ministero ricoprì l’incarico di assessore alle finanze nella giunta capitolina.
Nel marzo 1889 tornò di nuovo al dicastero delle Finanze con il secondo governo Crispi e il suo primo provvedimento fu un disegno di legge che, introducendo le tariffe differenziali, riformava il confuso regime doganale italiano.
Tuttavia, i sentimenti irredentisti di Seismit-Doda contrastavano quelli di Crispi, il quale, in quanto sostenitore della Triplice alleanza con Austria e Germania, aveva ordinato lo scioglimento dei vari comitati irredentistici e il divieto di ogni loro manifestazione. Il dissidio esplose nel settembre 1890, quando l’intellettuale dalmata, partecipando ad un banchetto indetto in suo onore a Udine, rese noto il suo appoggio alla causa degli italiani viventi in Dalmazia e nelle altre “terre irredente”. Appresa la notizia, Crispi telegrafò subito a Seosmit-Doda invitandolo a lasciare l’esecutivo per incompatibilità politica. Malgrado l’amicizia personale che lo legava al re Umberto I, non riuscì a tenere il dicastero e fu costretto alle dimissioni, lasciando il posto a Giolitti.
Tre anni dopo, affranto per la morte del fratello Luigi e della moglie, malato, stanco e ancora risentito con Crispi, morì a Roma, dove venne sepolto nel cimitero del Verano. Poco dopo la sua morte si formò un comitato promotore per la costruzione di un monumento in sua memoria. Nel 1903 la Giunta comunale capitolina ne concesse la sistemazione in piazza Cairoli, lasciando, tuttavia, poi decadere il provvedimento a causa delle tensioni internazionali del periodo. Si dovrà aspettare il 1918 per avere l’approvazione dell’istallazione della statua in memoria dell’ex ministro delle finanze dalmata, che, però, avvenne di notte senza nessuna cerimonia di inaugurazione ufficiale. |
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Scheda parlamentare |
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Professione |
Avvocato, Pubblicista / Giornalista |
Dettaglio Legisalture |
Regno d’Italia |
IX 1865-1867
X 1867-1870
XI 1870-1874
XII 1874-1876
XIII 1876-1880
XIV 1880-1882
XV 1882-1886
XVI 1886-1890
XVII 1890-1892
XVIII 1892-1895 |
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Opere |
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F. SEISMIT-DODA, Gli espedienti del sistema delle finanze italiane. Discorso pronunziato alla Camera dal deputato Federico Seismit-Doda, Tip. Eredi Botta, Firenze 1871.
ID., Il trattato di commercio fra l’Italia e la Francia. Discorso pronunziato nella tornata del 7 maggio 1878, Tipografia del Senato, Roma 1878.
ID., L’ abolizione del macinato. Discorso pronunziato alla Camera dal deputato Federico Seismit-Doda nella tornata del 9 luglio 1880. Estratto dal rendiconto ufficiale, Tip. Eredi Botta, Roma 1880.
ID., Discorso pronunciato dal deputato Federico Seismit-Doda nel banchetto offertogli dai suoi elettori del collegio di Udine il giorno 28 agosto 1883, tip. Sinimberghi, Roma 1883. |
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Bibliografia |
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Alla cara e venerata memoria di Federico Seismit-Doda nel primo anniversario della morte i figli, gli amici 8 maggio 1894, Forzani e C, Roma 1894.
L. RAVA, Un patriota dalmata, Federico Seismit Doda, Società nazionale Dante Alighieri, Roma 1931.
L. G. SANZIN, Federico Seismit Doda nel Risorgimento, Cappelli, Bologna 1950.
V. TACCONI, Il ritorno alle radici. Scritti e discorsi sulla Dalmazia, Del Bianco, Udine 2005. |
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Risorse web |
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