Data e luogo di nascita |
Ferrara, 27 febbraio 1895 |
Data e luogo di morte |
Roma, 30 gennaio 1974 |
Collegio |
Perugia-Terni-Rieti |
Legislature |
Assemblea costituente (1946-1948)
I Legislatura della Repubblica (1948-1953)
II Legislatura della Repubblica (1953-1958) |
Partito |
Partito socialista italiano, Partito comunista d’Italia |
Biografia |
Figlio di Pietro Farini, esponente socialista e discendente da una famiglia di tradizioni risorgimentali, e di Malvina Savini, Pietro Farini nel 1903 si trasferì con la famiglia a Terni in seguito alla nomina del padre a direttore di una farmacia cooperativa e di direttore del giornale “La Turbina”. La sua militanza politica iniziò nel 1907 quando, appena dodicenne, si iscrisse alla Federazione giovanile socialista locale diventando ben presto segretario provinciale di Terni fino al 1912. In quell’anno si iscrisse al Partito socialista italiano e due anni più tardi, nel 1914, partecipò attivamente ai movimenti popolari della “settimana rossa”, nelle Marche e nella Romagna, e a quelli contro la guerra. A causa del suo attivismo Farini venne condannato a due anni di carcere dal Tribunale di Ravenna, pena successivamente condonata. Sempre nel 1914 partecipò al XIV congresso nazionale del Psi tenutosi ad Ancona. In seguito all’intervento dell’Italia nel primo conflitto mondiale, Farini venne chiamato alle armi.
Nel 1919 divenne segretario della Federazione giovanile socialista dell’Umbria e successivamente segretario regionale del Psi. Nello stesso anno partecipò al congresso di Bologna, occasione in cui sostenne le tesi della frazione comunista capeggiata da Amedeo Bordiga. Nello stesso anno partecipa al congresso di Imola della sezione comunista. Al Congresso socialista tenutosi a Livorno nel 1921 fu tra secessionisti, partecipando alla fondazione del Partito comunista d’Italia.
A Terni fu tra i fondatori degli Arditi del Popolo, movimento per il quale fu comandante regionale per l’Umbria. In occasione dell’assemblea generale tenutasi a Roma il 18 luglio 1922, fu nominato membro del Direttorio nazionale. Tuttavia dovette ben presto abbandonare tale carica di fronte alla diffida emessa dal Partito comunista, il quale prediligeva la formazione di squadre interne al partito.
Tornato a Terni dopo il convegno di Roma, Farini venne aggredito dai fascisti della squadra “Disperata” di Perugia. Fu questo l’inizio di una lunga serie di violenze squadriste che lo spinsero a trasferirsi a Roma dove, nella veste di Componente del Comando militare nazionale di difesa proletaria, tentò di organizzare la resistenza dei quartieri popolari nei giorni della marcia su Roma.
Fu membro del comitato direttivo della Federazione comunista romana, divenendone segretario per alcuni mesi a partire dal 1923. Nello stesso anno diresse, insieme ad Antonio Gigante, il grande sciopero degli edili tenutosi a Roma. L’anno successivo partecipò al convegno del Pcd’I tenutosi a Como, andando progressivamente ad avvicinarsi alle posizioni di Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti. In questo periodo riuscì a stampare e a distribuire clandestinamente alcuni numeri del giornale “Il Comunista”, organo della federazione romana del partito.
Il suo attivismo politico contro il fascismo, manifestatosi in particolar modo dopo il delitto Matteotti e durante la scissione dell’Aventino, spinsero la Questura di Roma a porre Farini sotto attenta vigilanza. Considerato elemento pericoloso e accusato di propaganda illegale, Farini venne arrestato, insieme a Togliatti e ad altri dirigenti, nel febbraio 1925 e rilasciato dopo nove mesi di prigionia. Uscito di prigione, il partito organizzò immediatamente il suo espatrio clandestino in Unione Sovietica dove ebbe la possibilità di frequentare la scuola leninista di Mosca. Nel febbraio del 1928 venne inviato dal partito in Francia con il compito di presiedere il Soccorso Rosso italiano. A Parigi lavorò presso l’Ufficio estero creato dal Pcd’I, dove si occupò della creazione di collegamenti con i comunisti delle diverse provincie italiane, e si recò periodicamente in Lussemburgo, Belgio e Svizzera allo scopo di mantenere i contatti con i militanti residenti lì. Successivamente venne inviato a Nizza per presiedere la segreteria dei gruppi delle Alpi Marittime e nel 1932 a Parigi per dirigere l’emigrazione. Nel 1933 tornò in Unione Sovietica dove fu impiegato nella direzione politica “Club degli stranieri della fabbrica” e successivamente lavorò presso una fabbrica di automobili di Gorki. Sottoposto ad inchiesta da parte dell’organizzazione comunista italiana a causa di contrasti con i dirigenti, una volta assolto fu nuovamente inviato a Mosca dove, nel 1936, lavorò prima nella Sezione biblioteca dell’Istituto Marx-Engels-Lenin-Stalin e successivamente nella Biblioteca dell’Accademia delle Scienze.
Nel 1937 si arruolò nelle brigate internazionali per la difesa della Repubblica di Spagna e venne inviato prima a Valencia poi a Barcellona con il compito di dirigere le trasmissioni di radio Libertà in lingua italiana.
Tornato in Francia nel 1938, venne immediatamente arrestato dalla polizia francese e nel 1940 internato in un campo di concentramento del Vernet. Nel 1942, venne consegnato alle autorità italiane. A causa del suo attivismo politico di stampo comunista, Farini venne condannato a cinque anni di reclusione da scontare a Ventotene. Scarcerato, tuttavia, il 22 agosto 1943, si recò a Genova –presso il fratello Ferruccio- dove partecipò all’organizzazione dei gruppi partigiani, in qualità di comandante della prima e della seconda zona militare della Liguria. Nel 1944 fu comandante generale della brigata d’assalto “Garibaldi” con il nome di battaglia Simon.
In qualità di membro del Triumvirato insurrezionale comunista ligure, a partire dal marzo 1945 diresse la liberazione di Genova. Con l’unificazione del movimento partigiano nel Corpo volontari della libertà, Farini divenne vicecomandante del comando militare unificato della Liguria.
Decorato di medaglia d’argento al valore militare per aver combattuto nella battaglia di Badalucco, dopo la Liberazione venne nominato responsabile dell’Unione editrice sindacale italiana. Ricoprì la carica di segretario della Federazione comunista di Terni e di membro del Comitato regionale umbro del Partito comunista italiano. Eletto all’Assemblea costituente per il collegio di Perugia-Terni-Rieti, fu il primo degli elettri fra le file del Pci. Deputato per la I e la II Legislatura della Repubblica, in quest’ultima prese parte alla IV Commissione finanze e tesoro e alla VIII Commissione trasporti. Fu inoltre consigliere nazionale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (Anpi), dell’Associazione italiana combattenti volontari antifascisti di Spagna (Aicvas), della Presidenza onoraria dell’Associazione italiana perseguitati politici italiani antifascisti (Anppia) e infine presidente dell’Istituto storico della Resistenza di Imperia.
A partire dagli anni ’60 fu costretto a ridurre drasticamente il suo impegno politico a causa delle sue condizioni di salute. Ciononostante fu consigliere comunale di Terni fino al 1964. |
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Scheda parlamentare |
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Professione |
Giornalista, impiegato |
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Opere |
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M.S. AMETRANO e A. PERRINO, Costituenti dall’Umbria. Un contributo alla nascita della democrazia, Isuc, Perugia; Editoriale Umbria, Foligno 2008
L. BRUNELLI e G. CANALI, L’antifascismo umbro e la guerra civile di Spagna, Editoriale Umbra, Foligno 1992
, Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza, v. II, La Pietra, Milano 1971
, Le brigate Garibaldi nella Resistenza: documenti, Feltrinelli, Milano 1979
A. STRAMACCIONI, Storia delle classi dirigenti in Italia, Edimond, Città di Castello 2012 |
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Risorse web |
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