Data e luogo di nascita |
23 giugno 1862, Russi (RA) |
Data e luogo di morte |
29 novembre 1940, Mosca |
Collegio |
Perugia |
Legislature |
XXV 1919-1921 Regno d’Italia |
Partito |
Partito Socialista italiano |
Biografia |
Figlio di un mazziniano e garibaldino, nacque a Russi, paesino nei pressi di Ravenna. Preso il diploma, si trasferì a Roma per studiare farmacia e qui entrò in contatto con il partito repubblicano, diventandone un fervente militante.
Poco tempo più tardi, una volta tornato in Romagna nel 1887, cominciò ad avvicinarsi al socialismo, collaborando inizialmente solo al settimanale ravennate “Il Sole dell’avvenire”, fino a quando nel 1892 aderì al Partito dei lavoratori italiani, provocando l’ira dei vecchi compagni repubblicani. A causa del suo lavoro di farmacista si trasferì a Ferrara, dove risulta tra i fondatori della prima sezione socialista della città ed in seguito di numerose nella provincia. All’inizio del 1894 si spostò per un breve periodo a Reggio Emilia dove collaborò insieme ad Olindo Malagodi al quotidiano socialista “Il punto nero”, che però chiuse nell’aprile dello stesso anno. Tornò, quindi, a Russi e si distinse per la partecipazione politica (fu arrestato e scontò vari mesi di reclusione per aver organizzato una manifestazione contro il Comune). Fondò la Lega dei braccianti, sempre nel suo paese natale, azione che gli permise di partecipare nel 1901 al congresso di fondazione della Fondazione nazionale dei lavoratori della terra (Federterra).
Visto il suo coinvolgimento nel Partito socialista, per Farini cominciarono i problemi: nel 1902, infatti, fu costretto ad abbandonare Russi per trasferirsi ad Orte a causa delle continue minacce e del boicottaggio a cui era sottoposta la sua farmacia da parte degli ex compagni repubblicani, i quali lo ritenevano un traditore.
Sei mesi dopo essersi stabilito nella cittadina umbra ma laziale, fu chiamato dai socialisti della vicina Terni, dove entrò nella locale farmacia cooperativa e cominciò a collaborare in qualità di direttore con il periodico “La Turbina”. La sua attività politica, da quel momento in poi, si rivolse principalmente alle acciaierie “Terni”. Il movimento operaio umbro stava attraversando un momento complicato a causa dei contrasti tra repubblicani e socialisti da una parte e tra socialisti e i sindacati dall’altra. Per questo motivo Farini assunse la guida della Camera del Lavoro ternana, riorganizzandola in 33 leghe, composte anche dai contadini, ridonando linfa vitale al movimento dei metallurgici.
Pochi anni più tardi, però, nel 1905 abbandonò la carica a causa di forti contrasti interni con i repubblicani e i sindacalisti rivoluzionari, che lo misero in minoranza. La situazione all’interno della sezione non era diversa: la forte opposizione, che fece Farini, alla candidatura di Antonio Labriola alle elezioni politiche lo portò a fondare un gruppo autonomo, mantenendo comunque la direzione de “La Turbina”. L’anno successivo rientrò nel partito e fu di grande aiuto durante le agitazioni degli operai della “Terni”. Fu condannato nel 1907, infatti, ad un anno di carcere per aver diffamato le acciaierie. Nel 1908 fu arrestato, ma liberato quasi subito per evitare che, per protesta, riuscisse ad essere eletto deputato nella tornata elettorale del 1909. Venne, infatti, sconfitto nel collegio di Terni dal repubblicano Francesco Faustini.
Riprovò a candidarsi per la legislatura successiva (1913), ma anche in questo caso non fu fortunato e Faustini lo batté di nuovo con uno scarto di quasi 2000 voti. Sopperì all’ennesima sconfitta con l’elezione a consigliere comunale nel 1914, oltre che ad essere riconfermato presidente della sezione postelegrafonici di Terni.
Con lo scoppio del primo conflitto mondiale, Farini si attivò nelle manifestazioni anti-interventiste organizzate in territorio umbro. A causa dei continui attacchi e violenze dei gruppi interventisti, cominciò ad avere gravi problemi agli occhi, che progressivamente lo portarono alla cecità.
Le sue posizioni, malgrado ciò, divennero più radicali. Si allontanò dal partito perché riteneva che la maggioranza non era in grado di ottenere e convogliare le spinte rivoluzionarie che provenivano dalle agitazioni del Biennio Rosso.
Riprese l’attività politica per le elezioni del 1919, quando si candidò come deputato e fu eletto trionfalmente nel collegio di Perugia, insieme ad altri quattro socialisti, con oltre 70mila preferenze. L’anno successivo venne eletto anche consigliere comunale a Terni e poi consigliere provinciale nel 1821.
Si ripresentò alle politiche del 1921 ottenendo un esito negativo e per questo motivo si allontanò per qualche tempo dalla scena politica sia locale sia nazionale. Tornò in qualità di direttore del periodico socialista ternano “Umbria proletaria” e contribuendo alla lotta antifascista con l’organizzazione del movimento degli Arditi del popolo in Umbria (nel 1922 fu eletto al loro congresso membro del Comitato politico).
Per tale attività i fascisti ternani lo presero di mira: la sua casa e la sua farmacia vennero devastate costringendo Farini a nascondersi a Montecelio, nelle vicinanze di Roma.
Sebbene la sua posizione compromessa, continuò ad essere politicamente attivo, tanto che nel 1924 si iscrisse al partito comunista e si candidò alle elezioni politiche del 1924, senza, però, riuscire ad essere eletto.
Fu monitorato per un periodo dal regime, nei suoi spostamenti a Viterbo e a Genova, fino a quando nel 1928 venne cancellato dal casellario politico centrale. Emigrò, quindi, a Mosca, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita, ospite della Casa dei veterani della rivoluzione.
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Scheda parlamentare
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Professione |
Laurea in Chimica; Farmacista, Pubblicista / Giornalista |
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Opere
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P. FARINI, Passato e avvenire del popolo: conferenza, Tip. Sociale, Faenza 1889 ID., Una nuova sconfitta: bozzetto sociale-romantico, Stabilimento tipografico successori Monti, Bologna 1900
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Bibliografia
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ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO, Ministero dell’Interno. Direzione generale di Pubblica Sicurezza, Casellario politico centrale, Pietro Farini, , ARCHIVIO DI STATO DI PERUGIA, Questura, Radiati, , b. 33, fasc. 39 Supplemento a “Cronache umbre”, Pietro Farini: una vita per il socialismo, , Perugia 1959 P. SECCHIA (a cura di), Farini Pietro, in Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza, vol. II, La Pietra, Milano 1971
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Risorse web
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Archivio storico
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