Data e luogo di nascita |
Roma, 25 marzo 1845 |
Data e luogo di morte |
Roma, 19 agosto 1929 |
Collegio |
Perugia |
Legislature |
XV Legislatura Regno d’Italia (1882-1886)
XVI Legislatura Regno d’Italia (1886-1890)
XVII Legislatura Regno d’Italia (1890 – 1892) |
Partito |
Partito repubblicano |
Biografia |
Figlio di Filippo Ferrari e Maria Luisa Pasini, Ettore Ferrari subì l’influenza del padre anch’egli scultore e incisore, carbonaro, repubblicano e difensore della Repubblica Romana nel 1849. Seguendo quindi le orme del padre, Ettore Ferrari frequentò l’Accademia delle Belle Arti di San Luca e si dedicò all’azione all’interno del comitato mazziniano di Roma. Prese parte al fallito tentativo insurrezionale avvenuto il 22 ottobre 1867 allo scopo di ribaltare il governo papale.
Frequentò i corsi di giurisprudenza e di lettere presso l’Università di Roma e fu esponente dell’Accademia dell’Arcadia.
Gravitante nell’ambiente della Sinistra democratica, nel 1877 venne eletto dai democratici nel Consiglio comunale di Roma, incarico che mantenne, a fasi alterne, fino al 1907. In qualità di consigliere comunale si occupò prevalentemente della costruzione del palazzo delle Esposizioni.
Nel 1880 sposò Maria Carolina Frey von Freienstein, dalla quale ebbe due figli: Gian Giacomo e Giordano Bruno.
Nell’ottobre 1882 fu eletto deputato nel collegio di Perugia, dove venne riconfermato per le legislature XVI e XVII. Se la sua presenza in Parlamento non fu determinante per la XV Legislatura, nelle due Legislature successive si oppose con forza alla politica coloniale del governo Crispi, alla proclamazione della Colonia italiana di Eritrea e alla presenza dell’Italia all’interno della Triplice alleanza. Particolarmente legato alla democrazia francese, fu un acerrimo oppositore di Francesco Crispi. Il 1° maggio 1891 prese parte al comizio operaio tenutosi a S. Croce in Gerusalemme che terminò con una serie di incidenti.
Ferrari fu politicamente legato a Felice Cavallotti e partecipò all’organizzazione del congresso di Roma tenutosi tra l’11 e il 13 maggio 1890. Il congresso si concluse con il “Patto di Roma”, programma d’azione della democrazia radicale sottoscritto da alcuni socialisti, dai radicali, dagli irredentisti e dai repubblicani.
Oltre a militare tra le file dei repubblicani, Ferrari fu anche affiliato alla carboneria romana e membro dell’Alleanza repubblicana universale (ARU). Il 31 marzo 1896 fu esponente del comitato organizzativo a cui venne affidato il compito di riorganizzare il partito repubblicano nel Lazio. I lavori si conclusero con la costituzione della Consociazione repubblicana del Lazio.
Il suo attivismo politico lo portò ad ospitare, nel suo studio presso porta Salaria, riunioni politiche e convegni, fra i quali spicca il congresso delle associazioni repubblicane del Lazio del 1896. Il suo studio fu inoltre sede di contatti con il movimento dei Giovani Turchi.
Con lo scioglimento della Consociazione repubblicana del Lazio, a seguito dei provvedimenti repressivi adottati da Antonio di Rudinì nel giugno del ’98, Ferrari si attivò per la riorganizzazione delle forze repubblicane. Dal 1899 al 1900 fu infatti membro del Comitato centrale del partito repubblicano. Candidatosi alle elezioni del 1900 per il IV collegio di Roma, non riuscì ad essere eletto per pochi voti.
Nel 1881 entrò nella loggia massonica romana “Rienzi” diventando segretario del gran maestro Adriano Lemmi e successivamente di Ernesto Nathan. Il 15 febbraio 1904 lui stesso fu eletto gran maestro del Grande Oriente d’Italia. In qualità di gran maestro, Ferrai cercò di dare all’istituzione massonica uno stampo democratica e anticlericale, attirando l’ostilità di quanti avrebbero voluto occuparsi esclusivamente di questioni esoteriche. Impegnato nel contrastare la presenza dei cattolici nella politica del paese, Ferrari avviò una serie di processi ed espulsioni di quanti preferivano sostenere i cattolici piuttosto che i socialisti.
Interventista convinto, all’entrata dell’Italia in guerra, si attivò nel tentativo di organizzare gruppi di giovani massoni volontari. Nel giugno del 1917 partecipò al congresso delle massonerie dell’Intesa, tenutosi a Parigi, in cui fu elaborato il progetto di realizzazione di una Società delle nazioni. La campagna diffamatoria avviata dalla stampa, suscitata dalla preoccupazione che la delegazione italiana votasse a favore del principio dell’autodeterminazione dei popoli, spinse Ferrari a dimettersi dalla carica di gran maestro.
A partire dal 1918 ricoprì la carica di gran commendatore del supremo Consiglio dei trentatré. Nel 1919 ottenne la nomina di gran maestro onorario a vita. Nello stesso anno rifiutò la carica di senatore per coerenza con i propri ideali politici. A partire dal 1922 di dedicò al consolidamento del rito scozzese.
Nonostante la divulgazione della legge del 1925 con cui si abolirono le società segrete, Ferrari decise di non sciogliere il proprio rito. Denunciato il 25 maggio 1929 con l’accusa di tentata riorganizzazione della massoneria, fu sottoposto a sorveglianza ed ammonizione.
In qualità di artista, tra le sue sculture più importanti si possono ricordare il Giordano Bruno presso il Campo de’ Fiori (Roma 1887) e il Giuseppe Mazzini sull’Aventino (1902 – 1911). |
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Scheda parlamentare |
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Professione |
Scultore, Pittore |
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Opere |
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E. FERRARI, Comitato per il monumento a Garibaldi in Siena: relazione della Commissione giudicatrice del Terzo concorso, Stab. Tip. C. Nava, Siena 1892 |
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Bibliografia |
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E. PASSALALPI FERRARI, Ettore Ferrari: tra le muse e la politica, Edimond, Città di Castello 2005
R. RAINERO, L’ anticolonialismo italiano da Assab ad Adua: 1869-1896, Edizioni di Comunita, Milano 1971
A. STRAMACCIONI, Storia delle classi dirigenti in Italia, Edimond, Città di Castello 2012 |
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Risorse web |
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Archivio storico |
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