Data e luogo di nascita |
11 agosto 1798, Bologna |
Data e luogo di morte |
26 luglio 1873, Bologna |
Collegio |
Poggio Mirteto |
Legislature |
IX 1865-1867 Regno d’Italia |
Partito |
Sinistra storica |
Biografia |
Giuseppe Galetti, laureatosi nel 1819 in giurisprudenza presso l’Alma mater studiorium di Bologna, cominciò da subito ad esercitare la professione di avvocato, riuscendo, grazie alle sue capacità, a conquistarsi un clientela piuttosto ampia.
Sebbene fin dai primi anni Venti dell’Ottocento avesse dimostrato una certa simpatia per le idee democratiche, ospitando a casa propria alcune riunioni di carbonari locali, il “battesimo del fuoco” lo ebbe con i moti del 1831. In quell’occasione, infatti, fu nominato rappresentante all’Assemblea delle Province Unite e si prodigò contro lo Stato pontificio. Una volta ripristinato l’ordine, Galletti fu sottoposto alla sorveglianza della polizia papalina e il suo nome venne incluso in quello che veniva chiamato “il Libro dei sospetti”, elenco la cui compilazione era cominciata a partire dai primi mesi del 1832 per ordine del cardinale Giuseppe Albani, allora commissario straordinario per le Legazioni di Romagna.
Nel 1833, per aver partecipato ad un funerale di un amico non autorizzato dalla polizia, si fece un mese di confino a Ferrara e cinque anni dopo fu accusato di aver nascosto due fucili nella sua abitazione. Da quest’ultima accusa riuscì a scagionarsi, ma solo dopo due anni di iter giudiziario. Malgrado fosse sotto stretto controllo, Galetti riuscì a mantenere i contatti con il movimento degli esuli attraverso una fitta corrispondenza e alcuni viaggi, potuti compiere con la scusa degli impegni professionali. I suoi guai con la giustizia, però, ripresero a perseguitarlo: nel 1845, accusato di cospirazione, fu condannato, assieme ad altri patrioti, al carcere a vita. Grazie all’amnistia concessa da Pio IX, Galletti uscì dal carcere, tornò a Bologna ed iniziò a collaborare con il giornale ad ispirazione democratica e mazziniana “Il Povero”. Con il passare del tempo, le sue idee politiche si modificarono, tanto da sostenere il neoguelfismo giobertiano. Questo suo appoggio al papato riformatore di Pio IX gli procurò la nomina, nel marzo del 1848, a ministro di Polizia, nel primo gabinetto laico dello Stato pontificio. Ebbe cariche governative fino alla fuga del papa da Roma, quando, seppur non si possa annoverare tra i sostenitori della Repubblica romana, ne approvò la proclamazione e fu eletto presidente dell’Assemblea costituente, contribuendo anche alla stesura della costituzione e alla difesa di Roma durante l’assedio francese.
Con la caduta della Repubblica, Galletti fu costretto a scappare esule: si spostò tra Torino, Genova e La Spezia, ma la sua carriera e la sua vita politica ebbero una notevole battuta d’arresto. Da una parte, infatti, venne ferocemente criticato per le sue scelte sia dagli ex compagni sia dagli avversari e dall’altra non poté più accedere a determinate cariche per il suo passato. Si dovette accontentare del posto come direttore delle miniere di piombo sarde di Monteponi. Tornò a Bologna solo nel 1862, dove cercò di reinserirsi nella vita politica locale e nazionale, rivolgendosi prima a Cavour e poi addirittura a Garibaldi senza ricevere una risposta positiva.
L’impresa di tornare a far parte della politica italiana gli riuscì candidandosi nel piccolo collegio di Poggio Mirteto alle elezioni politiche per la IX legislatura (1865-1867). Il suo programma, in cui si dichiarava un repubblicano fin dal 1859, prevedeva una lotta contro il fisco, leggi speciali per l’incentivazione dell’agricoltura e l’annessione all’Italia di Venezia e Roma. Fu eletto con 164 voti alle suppletive tenutesi nel dicembre del 1865.
L’attività parlamentare, malgrado il suo programma, fu trascurabile e durò un’unica legislatura (tra l’altro molto breve poiché proseguì soltanto per un biennio). Riuscì ad ottenere degli incarichi politici nella sua città natale, Bologna: fu, infatti, consigliere comunale e provinciale, direttore della Banca popolare e presidente della Società operaia. Morì nel 1873 con il rimpianto di non essersi potuto trasferire nella nuova capitale d’Italia. |
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Scheda parlamentare |
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Professione |
Laurea in Giurisprudenza; Avvocato |
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Opere |
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G. GALLETTI, La mia prigionia, Tip. G. Vitali, Bologna 1870. |
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Bibliografia |
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ARCHIVIO DI STATO DI ROMA, Processi politici della S. Consulta, bb. 134, 156.
IVI, Miscellanea di carte politiche e riservate, bb. 94, 106,111, 115.
IVI, Miscellanea del periodo costituzionale, bb. 8, 36.
IVI, Miscellanea della Repubblica romana, bb. 88, 97.
D. ARRU, La legislazione della Repubblica romana del 1849 in materia ecclesiastica, Giuffrè editore, Milano 2012.
A.M. BANTI, Il Risorgimento italiano, Laterza, Bari-Roma 2008.
C. MANELLI, E. BONVICINI e S. SARRI, La Massoneria a Bologna. Dal XVIII al XX secolo, Youcanprint Self- Publishing, Tricase (LE) 2014.
G. MONSAGRATI, Roma senza il papa. La Repubblica romana del 1849, Laterza, Roma-Bari 2014.
S. TOMASSINI, Storia avventurosa della Rivoluzione romana. Repubblicani, liberali e papalini nella Roma del ’48, Il Saggiatore, Milano 2008.
ID., Roma, il papa, il re. L’Unità d’Italia e il crollo dello Stato pontificio, Il Saggiatore, Milano 2013.
L. VILLARI, Bella e perduta. L’Italia del Risorgimento, Laterza, Roma-Bari 2010. |
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Risorse web |
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Archivio storico |
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