Misuri Alfredo

    Alfredo Misuri
    Data e luogo di nascita Perugia, 17 maggio 1886
    Data e luogo di morte Roma, 18 luglio 1951
    Collegio Perugia
    Legislature XXVI Legislatura Regno d’Italia (1921 – 1924)
    Partito Partito nazionale fascista
    Biografia Esponente di una famiglia di proprietari terrieri, Alfredo Misuri conseguì la laurea in Scienze naturali e nel 1915 ottenne la libera docenza di zoologia e anatomia comparata presso l’Università degli studi di Palermo. Nell’autunno dell’anno successivo, ottenne la cattedra di scienze naturali presso il liceo di Reggio Calabria ed il trasferimento della libera docenza dall’Università di Palermo a quella di Messina.
    Allo scoppio del primo conflitto mondiale, nel dicembre 1915 fu chiamato in servizio presso l’ospedale territoriale della Croce rossa italiana a Montepulciano.
    Alle elezioni comunali di Perugia dell’ottobre 1920, che videro la vittoria del Partito socialista italiano, Misuri entrò nel Consiglio comunale nella lista civica di minoranza. Nel gennaio successivo fu tra i fondatori del Fascio di combattimento di Perugia e si distinse per la forza e la convinzione con cui prese parte alle azioni squadriste che culminarono nell’occupazione di Gubbio e di Terni.
    In occasione delle elezioni del 15 maggio 1921, fu eletto alla Camera dei deputati come esponente della lista del blocco nazionale nel collegio di Perugia. Di formazione massonica e nazionalistica, Misuri finì tuttavia per contrapporsi a Mussolini diventando uno dei più severi critici del regime fascista. Nell’autunno 1921 i rapporti con i maggiori esponenti del fascismo umbro, Felice Felicioni, Guido Pighetti e Giuseppe Bastianini, divennero difficili ed animati.
    Nel marzo 1922 i sempre più difficili rapporti con i vertici del fascismo umbro spinsero Misuri a dimettersi dal Partito nazionale fascista e ad iscriversi al gruppo nazionalista in qualità di ispettore generale per l’organizzazione e la propaganda. In seguito alla fusione dell’Associazione nazionale italiana da un lato e del Partito fascista dall’altro, rientrò nel Pnf trovandosi tuttavia ancora in contrasto con i leader del fascismo umbro. Nell’aprile 1923 gli venne richiesto di iscriversi al fascio romano con il conseguente allontanamento dalla sua area elettorale e politica umbra. Rifiutata tale proposta, decise di avvicinarsi all’area liberal-democratica di Giovanni Amendola.
    Quando nel maggio dello stesso anno il quotidiano “Il Mondo” divulgò informazioni relative ai contrasti di Misuri con gli alti capi fascisti dell’Umbria, decise di intervenire alla Camera con un discorso di opposizione che intitolò Per l’assetto interno. Nel discorso, tenuto il 29 maggio 1923, ribadendo la sua devozione alla monarchia, esprimeva il suo desiderio di ritorno ad una lotta politica rispettosa della legalità, il desiderio di allargamento dell’area di governo ad altre forze politiche, la speranza nella fine di ogni ingerenza del Pnf sulle istituzioni dello stato e proponeva lo scioglimento delle squadre fasciste. La sera stessa Misuri fu aggredito e ferito da una squadra fascista nei pressi di Montecitorio, mentre i colleghi nazionalisti che avevano espresso il loro appoggio al Misuri furono tutti deplorati dalla giunta esecutiva del Partito. Fu in questa occasione che tra i dissidenti interni al Pnf iniziò a maturare l’idea di una secessione politica. Il 31 gennaio 1924 Alfredo Misuri e Ottavio Corgini fondarono il movimento Patria e Libertà, associazione costituzionale dissidente dotata di un proprio organo divulgativo settimanale, “Campane e Stormo”. Tale movimento, di orientamento monarchico e nazionalista, aveva un programma di dodici punti che trovava il suo fondamento nei principi tipici di uno Stato monarchico di orientamento liberale. Tuttavia, alle elezioni dell’aprile 1924 Misuri e Corgini non riuscirono a creare una coalizione da contrapporre al listone governativo e, già nel dicembre 1924, dovettero constatare il fallimento del progetto di riunire in un unico movimento di tutti i dissidenti del fascismo.
    Con il discorso alla camera di Mussolini del 3 gennaio 1925 il fascismo assunse la sua veste totalitaria e Misuri fu tra le vittime della reazione che il regime adottò nei confronti dei dissidenti. Nel luglio 1926, infatti, fu dichiarato decaduto dall’abilitazione all’insegnamento e il 4 maggio dell’anno successivo fu arrestato con l’accusa di costituire un pericolo per il regime. Il 10 maggio fu condannato al confino di polizia, della durata di cinque anni, da scontare ad Ustica fino all’agosto 1929, poi a Ponza fino al dicembre dello stesso anno. Tornato a Perugia grazie ad una licenza, non tornò più al confino al quale era stato condannato. Nel periodo compreso fra il gennaio 1942 e il gennaio 1943, tentò più volte di riconquistare il favore di Mussolini.
    Fu tra i protagonisti della costituzione dell’Unione monarchica italiana (Umi) di cui fu presidente dall’ottobre 1944 al febbraio dell’anno successivo, periodo durante il quale intrattenne frequenti rapporti con il principe Umberto.
    In seguito alle sue dimissioni da presidente dell’Umi, presentate il 2 febbraio 1945, Misuri fu in Sicilia dove entrò in contatto con ex esponenti del Pnf che avevano aderito al movimento monarchico. Entrato successivamente in stretto contatto con Alfredo Covelli, nel ‘46 Misuri si candidò alle elezioni per il collegio di Roma e del Lazio per l’Assemblea costituente all’interno della lista monarchica del Blocco nazionale di libertà, risultando al decimo posto dei non eletti con 1570 voti.
    Promotore della costituzione del Partito nazionale monarchico, in occasione del congresso costitutivo tenutosi nel luglio 1946, entrò a far parte del comitato di presidenza del neonato partito. Quando alle elezioni del 18 aprile 1948 ottenne solo 29 voti di preferenza come candidato all’interno della lista Fronte degli Italiani, decise di concludere la propria carriera politica e ritirarsi a vita privata.
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    Scheda parlamentare
    Professione
    Laurea in Scienze naturali; Docente universitario
    Opere
    A. MISURI., Nazionalismo, a cura dell’Associazione nazionalista italiana, Sezione di Catania, Catania 1922.
    ID., Per l’assetto interno: discorso pronunziato alla Camera dei deputati nella tornata del 29 maggio 1923 in sede di discussione sull’Esercizio provvisorio, Tip. della Camera dei deputati, Roma 1923.
    ID., Per la ricostruzione nazionale, Società Industrie Tipografiche, Roma 1923.
    ID., Rivolta morale: confessioni, esperienze e documenti di un quinquennio di vita pubblica, Corbaccio, Milano 1924.
    ID., Ad bestias!: memorie d’un perseguitato, Stab. della SEI, Roma 1944.
    ID., Antologia Polemica (Saggio di polemica cortese dedicato ai compagni Nenni e Togliatti), Edizioni del Quadrifoglio, Roma 1945.
    ID., Con la monarchia o verso la Repubblica? (Contributo alla chiarificazione), Edizioni del Quadrifoglio, Roma 1945.
    ID., Giustizia o Rappresaglia? (Contributo alla pacificazione), Edizioni del Quadrifoglio, Roma 1945.
    Bibliografia
    R. DE FELICE, Mussolini il fascista, I, La conquista del potere, 1921 – 25, Einaudi, Torino 1966
    F. LEONI, Storia dei partiti politici italiani, Guida Editori, Napoli 1975.
    A. STRAMACCIONI, Storia delle classi dirigenti in Italia, Edimond, Città di Castello 2012.
    Risorse web
    MISURI, Alfredo in Dizionario Biografico
    http://www.treccani.it/enciclopedia/alfredo-misuri_(Dizionario_Biografico)/
    Archivio storico
    La questione del Trasimeno | MISURI, Alfredo – Europeana