Data e luogo di nascita |
Magliano Sabina (Rieti), 23 marzo 1882 |
Data e luogo di morte |
Roma, 8 febbraio 1967 |
Collegio |
Perugia |
Legislature |
XXVI Legislatura Regno d’Italia (1921-1924)
XXVII Legislatura Regno d’Italia (1924 – 1929)
Consulta nazionale (1945 – 1946)
Assemblea costituente (1946 – 1948)
I Legislatura della Repubblica (1948- 1953) Senato |
Partito |
Partito socialista italiano |
Biografia |
Nato da Achille Nobili e Caterina Moretti, Nobili Tito Oro frequentò il ginnasio nel convitto comunale di Terni e successivamente il liceo di Rieti. Fu proprio a Rieti che il Nobili entrò nell’ambiente della politica collaborando alla testata giornalistica “L’Unità Operaia” e partecipando a una delle prime agitazioni contadine, “lo sciopero delle barbabietole”, in occasione delle quali fu denunciato (1897). Nel 1902 aderisce al Partito socialista italiano.
Trasferitosi a Roma, Nobili si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza, laureandosi nel 1904, per poi tornare a Terni dove avviò l’attività forense diventando ben presto una delle personalità più importanti ed influenti della città. È qui che Nobili, in qualità di avvocato, affiancò i contadini nella lotta per la difesa degli usi civici. Nonostante il suo costante impegno politico, entrò in contrasto con l’ala collegata alla massoneria, predominante nel partito, e nel 1907 presentò la propria candidatura alle elezioni del Consiglio provinciale non riuscendo tuttavia ad essere eletto.
Al congresso del partito tenutosi a Reggio Emilia nel 1912 e successivamente in quello di Ancona fu ribadita l’incompatibilità fra l’adesione al Psi e l’affiliazione alla massoneria, di conseguenza il Nobili poté consolidare la propria posizione politica e candidarsi alle elezioni del 1914, ottenendo la carica di consigliere comunale di Terni e consigliere provinciale di Perugia (insieme a Giuseppe Sbaraglini per Città della Pieve, Pietro Farini e Giovanni Colasanti per Terni e Arsenio Brugnola per Umbertide).
Il suo impegno si concentrò in particolare sulla necessità di creare un ufficio provinciale del lavoro, sulla diffusione delle conoscenze relative all’agronomia e sulle modalità di sfruttamento delle risorse idriche dell’Umbria.
Nobili non poté partecipare al primo conflitto mondiale a causa di un difetto alla vista, tuttavia si impegnò attivamente nell’assistenza alla popolazione promuovendo la formazione di un’azienda annonaria fra le mutue operaie e un calmiere sui generi alimentari di prima necessità.
Alle elezioni politiche del 1919 non riuscì ad essere fra i cinque eletti socialisti al collegio umbro, fallimento che lo portò a rassegnare le sue dimissioni dalla carica di consigliere provinciale. L’anno successivo, tuttavia, fu eletto nel Consiglio provinciale di Perugia e nel Consiglio comunale di Terni. Alle elezioni amministrative del 1920 fu eletto sindaco della città di Terni e in tale veste si impegnò per la costituzione di una seconda provincia umbra. Nel 1921 si dimise dalla carica di sindaco per potersi candidare alle elezioni politiche, mantenendo tuttavia l’incarico di assessore fino alla caduta della giunta ad opera del fascismo. Alle elezioni del ’21 ottenne la nomina alla Camera dei deputati per la XXVI Legislatura del Regno d’Italia. In qualità di deputato fu molto attivo nel denunciare le difficoltà economiche e sociali della propria regione, arrivando a richiedere l’estensione all’Italia centrale di alcune delle provvidenze previste per il Mezzogiorno. Dal 1922 al 1923 fu membro della Commissione permanente finanze e tesoro. Fu, inoltre, un energico oppositore del fascismo denunciandone con vigore le violenze e le prevaricazioni.
Al Congresso nazionale socialista tenutosi a Milano nell’aprile 1923 sostenne l’ala massimalista contro quella riformista e contro quella che propugnava una fusione con il Partito comunista d’Italia. Nel 1923 entrò a far parte della direzione nazionale del Psi assumendo l’incarico di segretario nazionale. Fu in seguito al raggiungimento di una posizione così elevata e alla sua sempre più dichiarata opposizione al fascismo che Nobili subì le prime avvisaglie della violenza fascista: nell’autunno 1923 le squadre fasciste devastarono la sua abitazione e il suo studio ternano. In seguito a tali aggressioni, Nobili fu costretto ad abbandonare Terni e a trasferirsi a Roma.
In qualità di segretario nazionale collaborò all’organizzazione delle elezioni del 1924 in occasione delle quali ottenne la riconferma della carica di deputato della circoscrizione umbro–laziale. Dopo aver partecipato attivamente alla secessione sull’Aventino, Nobili fu membro del comitato dei gruppi parlamentari di opposizione come rappresentante del Psi. In occasione del consiglio nazionale del 1925, Tito Oro Nobili si dimise dalla carica di segretario nazionale rimanendo comunque all’interno della direzione. In qualità di membro della direzione nazionale dichiarò il suo favore al rientro del partito alla Camera.
Dichiarato decaduto dal mandato parlamentare, nella notte fra il 1 e il 2 novembre 1926, a Pesciano, Tito Nobili fu preso con la forza delle squadre fasciste e torturato per oltre due ore fino alla quasi totale cecità a causa di ustioni alle palpebre degli occhi. Trasferito all’ospedale di Todi in seguito alle violenze subite, il 10 novembre fu arrestato e, il 18 novembre, condannato a cinque anni di confino a Favignana con l’accusa di aver pianificato un attentato ai danni di Mussolini. A causa dell’aggravarsi dei problemi di salute, ottenne di poter rimanere a Roma in regime di stretto confino domiciliare. Ciononostante riuscì a mantenere contatti con gli ambienti antifascisti. Radiato dall’albo degli avvocati nel maggio 1928, Nobili rivolse un’istanza allo stesso Mussolini in seguito alla quale poté continuare a svolgere la sua professione.
Con la caduta del fascismo partecipò alla riorganizzazione del Partito socialista in Umbria e, successivamente alla Liberazione d’Italia, fu nominato dal Cln alla presidenza della Società Terni, incarico che mantiene fino al 1948. Fu in tale veste che Nobili gestì la ricostruzione postbellica degli stabilimenti industriali.
Dal 1945 fu nominato membro Consulta nazionale, in qualità di componente della commissione per la difesa nazionale, e all’Assemblea costituente, in qualità di membro della giunta delle elezioni e membro della giunta del regolamento. Grazie alla sua solida formazione giuridica, contribuì attivamente ai lavori della carta costituzionale.
Tra le principali cause che Nobili portò avanti con impegno e costanza ci furono questioni di carattere religioso, giuridico ed economico: la battaglia per la libertà di culto, quella per l’indipendenza della magistratura, la lotta per la salvaguardia delle proprietà collettive sulla base dei bisogni delle popolazioni rurali e la tutela del diritto dei lavoratori a partecipare alla gestione delle aziende. Nel 1948 fu nominato senatore di diritto in virtù della terza disposizione transitoria della Costituzione.
Costantemente fedele alla linea massimalista, si oppose con forza al centro–sinistra e aderì al Partito socialista italiano di unità proletaria (Psiup). Nel 1963 si ritirò dalla vita politica per dedicarsi all’attività professionale. |
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Scheda parlamentare |
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Professione |
Laurea in giurisprudenza, Avvocato |
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Opere |
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T.O. NOBILI, Il Partito socialista nel momento attuale, Officina tipografica E. Lazzari, Milano 1924
ID., L’ eccidio di Terni, 17 marzo 1949, e l’impiego della forza nelle operazioni di polizia: interrogazione svolta al Senato della Repubblica, Tipografia del Senato, Roma 1949 |
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Bibliografia |
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ACS, Cpc, ,
ASP, Questura, Radiati, ,
M.S. AMETRANO e A. PERRINO, Costituenti dall’Umbria. Un contributo alla nascita della democrazia, Isuc, Perugia; Editoriale Umbria, Foligno 2008
F. BOGLIARI, Tito Oro Nobili: biografia critica con appendice documentaria, Quaderni Regione dell’Umbria, Perugia 1977
F. BONELLI, Lo sviluppo di una grande impresa in Italia. La Terni dal 1884 al 1962, Einaudi, Torino 1975
A. DI NICOLA, Urne e veleni. Cronache elettorali e classe politica a Rieti dall’Unità alla Grande Guerra, Gangemi, Roma 2004 |
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Risorse web |
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Archivio storico |
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